I saldi previsti dalla manovra finanziaria, attualmente al vaglio del Parlamento, non possono cambiare. A guardia dei conti ci sarà il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che avrà il compito di valutare l’impatto degli emendamenti presentati in Aula sulla struttura generale del Documento di economia e finanza per il 2025. È quanto emerge dal summit, che si è svolto domenica scorsa, tra i principali “azionisti” del governo: Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani, Maurizio Lupi.

Nessun assalto alla diligenza

Toccherà dunque al titolare del Dicastero di Via XX Settembre decidere quali saranno gli emendamenti che potranno essere acquisiti dall’esecutivo per la nuova manovra. L’intervento si è reso necessario per le piccole tensioni che si sono accumulate nei giorni scorsi: tensioni di natura politica ed economica. Le prime riguardano due richieste da parte di Lega e Forza Italia: la compagine guidata da Salvini chiede di mantenere il taglio del canone Rai a 70 euro l’anno; gli azzurri, invece, vorrebbero un ritocco dello scaglione Irpef oltre i 28mila euro con un passaggio dal 35 al 33%.

Il primo provvedimento costerebbe circa 430 milioni di euro; il secondo almeno 2,5 miliardi. Sul canone Rai, inoltre, c’è un problema politico: il taglio si potrebbe fare se non aumentasse il tetto di pubblicità per Viale Mazzini. Con meno introiti, sarebbe necessario aumentare i ricavi pubblicitari. Cosa che potrebbe danneggiare i principali competitor del polo televisivo nazionale. Su questo Forza Italia non è d’accordo. Al di là di tutto c’è un problema di coperture, visto che entrambi gli interventi costerebbero circa 3 miliardi di euro.

Bce e Moody’s

Le tensioni economiche riguardano il debito pubblico. Non sono passati inosservati gli interventi della Banca centrale europea e di Moody’s sulla sostenibilità del debito pubblico italiano. Nel rapporto sulla stabilità finanziaria il vice presidente della Bce, Luis de Guindos, afferma: “Nell’area Euro le vulnerabilità del debito sovrano stanno aumentando con diversi paesi che rischiano di trovarsi senza spazio di manovra fiscale”. Ancora: “Livelli elevati di debito e alti deficit, sommati a una crescita potenziale debole e a incertezze sulla direzione delle politiche, aumentano il rischio che si riaccendano timori dei mercati finanziari per la sostenibilità del debito”. Scrive la Bce che l’Italia è tra i principali paesi che registrano queste fragilità.

Non solo: l’agenzia di rating Moody’s ha confermato la valutazione per il debito italiano ma ha messo in guardia per il futuro. Secondo l’agenzia, ci sarà una timida riduzione del deficit ma “non sarà sufficiente a determinare un calo del rapporto debito pubblico/PIL a causa degli effetti persistenti del credito d’imposta Superbonus”. “Il debito aumenterà al 139,7% nel 2024, dal 134,8% nel 2025 e continuerà ad aumentare fino al 2027, superando il 143%, poiché le attività fiscali differite create dal Superbonus continueranno a essere utilizzate nei prossimi anni”, spiega ancora l’agenzia internazionale di rating.

Conti sotto controllo

Per questi motivi, l’esecutivo ha deciso che il ministro dell’Economia possa valutare gli emendamenti da accogliere e quelli che invece vanno scartati o rinviati al prossimo anno. Come si legge nella nota di Palazzo Chigi, è stato dato “mandato al ministro Giorgetti di valutare, alla luce delle coperture necessarie, la praticabilità di alcune proposte di modifica condivise da tutte le forze politiche della maggioranza, in particolare relative alle forze dell’ordine, alle politiche sociali e ai settori produttivi”. “È intenzione del governo – si legge ancora nella nota – ascoltare con attenzione le proposte migliorative che giungeranno dal Parlamento, sempre nel rispetto di una Legge di Bilancio seria e con la dovuta attenzione ai conti pubblici”.

Ricordiamo che la manovra finanziaria è pari a 28,3 miliardi di euro; di questi la copertura è per 19,4 miliardi. Restano circa 10 miliardi di euro da coprire con il debito pubblico. Durante le audizioni in Parlamento, è ampiamente emerso che l’Italia non può permettersi altro debito. Anche perché dal 2025 dovrà iniziare il processo di riduzione del rapporto deficit/PIL, così come previsto dal nuovo Patto di stabilità. Una correzione di circa 12 miliardi di euro l’anno. Una coperta corta che l’esecutivo spera di non strappare, utilizzando Giorgetti come guardiano dei conti.

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