La 'faida' nel Carroccio
Giorgetti, ‘messaggio’ a Salvini su Europa e Quirinale: “Svolta incompiuta, Draghi al Colle con un semipresidenzialismo”
Parole che sono una doccia fredda per Matteo Salvini e che rinforzano la rottura all’interno della Lega tra un fronte governista del Nord e l’ala più fedele al sovranismo del segretario. Le parole di Giancarlo Giorgetti contenute nel libro di Bruno Vespa ‘Perché Mussolini rovinò l’Italia (e come Draghi la sta risanando)’ in uscita per Mondadori Rai Libri, e anticipate oggi, sono infatti un messaggio chiarissimo al numero del Carroccio, sempre più stretto a destra da Giorgia Meloni e a ‘sinistra’ dai governisti come lo stesso Giorgetti o il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga.
Il problema, dice infatti Giorgetti parlando di sé in terza persona, “non è Giorgetti, che una sua credibilità internazionale se l’era creata da tempo. Il problema è se Salvini vuole sposare una nuova linea o starne fuori. Questa scelta non è ancora avvenuta perché, secondo me, non ha ancora interpretato la parte fino in fondo”.
L’ambivalenza sull’Europa, la doppia anima che da una parte loda pubblicamente l’operato di Draghi al G20 e a Bruxelles e dall’altra appoggia le battaglie anti-Ue dei paesi del ‘Blocco di Visegrad’ su migranti e diritti civili, è un tema che Giorgetti inquadra con una metafora cinematografica. “Matteo è abituato a essere un campione d’incassi nei film western. Io gli ho proposto di essere attore non protagonista in un film drammatico candidato agli Oscar”, dice il ministro dello Sviluppo Economico.
E sempre sulla scia della metafora a sfondo cinema, quando Vespa fa notare che Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia stanno continuando a “il fondo dei pantaloni” della Lega, Giorgetti replica ancora con una similitudine: “È vero, ma i western stanno passando di moda. Secondo me, sono finiti con Balla coi lupi. Adesso in America sono molto rivalutati gli indiani nativi”.
Quindi come è possibile far convivere nel partito la doppia anima, quella ‘giorgettiana’ e quella ‘salviniana’? Per il ministro “continueremo a lavorare così finché il treno del governo viaggia veloce, altrimenti rischiamo noi di finire su un binario morto”, anche perché secondo Giorgetti nel partito non ci sono linee diverse ma al massimo” sensibilità diverse”.
Nel libro del volto di ‘Porta a Porta’ c’è spazio ovviamente anche per Mario Draghi. Giorgetti, che vorrebbe confermare Sergio Mattarella per un altro anno, propone però anche una seconda strategia: “Se questo non è possibile, va bene Draghi al Quirinale. Da presidente della Repubblica Draghi potrebbe guidare il convoglio governativo anche da fuori. Sarebbe un semipresidenzialismo de facto, in cui il presidente della Repubblica allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole”, si spinge a proporre il ministro dello Sviluppo Economico.
Tornando invece alle questioni interne alla Lega, Giorgetti marca ancora una volta le distanze dal suo segretario sulla strategia con l’Europa, auspicando di fatto un passaggio del Carroccio tra le fila del PPE, assieme a Forza Italia, lasciando Identità e democrazia e i ‘colleghi’ di estrema destra del Rassemblement National francese di Le Pen e l’Alternative für Deutschland.
Su questo Giorgetti è netto: “Se vuole istituzionalizzarsi in modo definitivo, Salvini deve fare una scelta precisa. Capisco la gratitudine verso la Le Pen, che dieci anni fa lo accolse nel suo gruppo. Ma l’alleanza con l’AfD non ha una ragione”. Per il leader del fronte governista del Carroccio infatti allo stato attuale “la svolta europeista di Salvini è incompiuta. Ha certamente cambiato linguaggio. Ma qualche volta dice alcune cose e ne fa altre. Può fare cose decisive e non le fa”.
Parole, quelle del ministro leghista, che hanno provocato l’immediata e piccata reazione del suo segretario. Salvini, parlando a margine dell’inaugurazione di una sede del Carroccio a Pistoia, ha infatti stoppato l’ipotesi di un avvicinamento del Carroccio al PPE: “Io mi sto occupando di salvare le pensioni e tagliare le tasse. Del resto mi occupo dopo. Stiamo lavorando per un grande gruppo che metta insieme il centrodestra in Europa. Non è nessun vecchio gruppo“.
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