Le immagini che hanno fatto il giro del mondo
Giornalisti bersaglio in Ucraina, agguato contro la troupe a Kiev: “Erano sabotatori russi”
Gli spari, l’auto che si ferma, gli inviati che provano a mettersi in salvo, il cameraman che riesce a riprendere la scena. A Kiev una troupe di Sky News britannica è stata bersaglio di un agguato alle porte della capitale. Le accuse sono rivolte a un gruppo di “sabotatori russi”. Il Premier Boris Johnson ha condannato l’episodio lodando il coraggio degli inviati. “La stampa libera non si lascerà intimidire o condizionare da barbari quanto indiscriminati atti di violenza”. Le immagini sono diventate virali sui social in pochissimo tempo.
Le accuse arrivano dalla ricostruzione degli stessi protagonisti, che riprendono le forze ucraine, bersagliati dai proiettili. Decine di colpi. Il filmato mostra in soggettiva l’agguato, con la camera puntata a terra all’interno dell’auto, mentre gli inviati urlano di essere giornalisti e si accertano tra di loro delle condizioni dei colleghi. Gli spari e i proiettili vanno a segno sull’automobile. La scia rossa di un proiettile tracciante rimbalza sull’asfalto. I quattro alla fine sono usciti dall’auto con i giubbotti e gli elmetti e si mettono al sicuro dopo aver attraversato di corsa la strada. Tratti in salvo dalle forza di polizia locale.
Non sono preoccupanti le condizioni dell’inviato Stuart Ramsay chief correspondent di Sky News in Ucraina, colpito di striscio al sedere nell’agguato, né quelle del suo cameraman Richie Mockler: centrato a sua volta da due spari e salvato solo dal giubbotto antiproiettile. A completare la troupe anche i producer inviati da Londra Dominique van Heerden e Martin Vowles e dal fixer locale Andrii Lytvynenko. “Siamo stati fortunati, migliaia di ucraini non lo sono”.
“Il coraggio di questi giornalisti, espostisi a situazioni terribili e pericolose” pur di testimoniare la guerra, “è strabiliante da guardare”, ha aggiunto Johnson. “Essi hanno messo a rischio la vita per dire la verità”, ha aggiunto. La notizia arriva nel giorno in cui Mosca ha praticamente spento i media, compresi quelli occidentali: chi diffonde quelle che il Cremlino definisce fake news sulla guerra e l’invasione dell’Ucraina rischia fino a 15 anni di detenzione dai precedenti tre.
La gravissima decisione della Duma ha colpito anche i social network. La stretta era stata annunciata una settimana fa dal Comitato statale per l’editoria e i mezzi di comunicazione aveva intimato a dieci testate indipendenti di cancellare dai loro siti le notizie prese da “fonti nemiche o erronee”, proibendo “con effetto immediato” l’utilizzo della parola guerra. La nuova legislazione è entrata in vigore da oggi. Anche la Rai ha deciso di non trasmettere più dalla Russia per salvaguardare la sicurezza dei suoi corrispondenti e inviati.
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