I papaboys
Giornata Mondiale della Gioventù, l’esercito dei ragazzi più forte dei social e la carica di Papa Francesco: “Non temete”
Il messaggio fortissimo della prima Giornata Mondiale della Gioventù post-Covid è il “non temete” che risuona come un mantra dalle parole di Papa Francesco. Non uno slogan, ma un vero e proprio faro per il milione e più giovani recatisi a Lisbona per ascoltarlo. La domanda a cui vorrei provare a dare risposta con queste righe, però, è quella di chi non conoscendo questo evento si chiede non tanto cosa avrà di speciale ma: “qual è l’esigenza?”.
In un momento in cui la condivisione è più social che reale e la bellezza passa per lo più attraverso i post su Instagram e si misura a colpi di like, cosa spinge tutti questi ragazzi, nel 2023, a prendere parte ad un’occasione di incontro e condivisione insieme a persone da ogni paese del mondo? La risposta va cercata oltre l’insoddisfazione costante e generalizzata di cui noi ragazzi siamo spesso vittime. C’è di più: è la ricerca di valori e stimoli più alti, che non sempre la nostra società nel vissuto di tutti i giorni è in grado di fornire, e che nella maggior parte dei casi è la ricerca stessa della propria vocazione, del proprio posto nel mondo, della propria chiamata alla felicità. Ed ecco che viene in aiuto il Tema di questo pellegrinaggio che quest’anno più che mai incarna la risposta che cercavamo: “Maria si alzò e andò in fretta”. Tratto dal Vangelo di Luca, è il momento nel quale, subito dopo l’annunciazione dell’Angelo, Maria si muove verso sua cugina Elisabetta. Parte non senza paura e sentimento di ignoto dovuto alla notizia appena ricevuta, eppure lo fa mettendo sé stessa al servizio di un progetto più grande, con una fretta tipica di chi ha entusiasmo, gioia, non ansia.
Questo messaggio, che all’apparenza può sembrare criptico, ha in sé l’invito profondo a fare in modo che qualcosa accada, a mettersi in cammino con zelo, avendo fiducia delle persone che ci circondano e fuggendo l’immobilismo che la paura a volte ci imporrebbe. Ed è proprio con l’invito a non aver paura che il Papa conclude il suo discorso alla GMG: tutte le volte che per paura di sbagliare non diciamo “sì”, ci precludiamo la bellezza autentica del diventare opera di Amore e strumenti di pace.
E allora forse è vero che la Chiesa riesce ancora a comunicare, con grande fatica e necessità di adeguarsi ai tempi che corrono, valori che aiutano in particolare i giovani ad avere stimoli, per lasciare un segno valido nella nostra società in termini laici, attraverso le professioni, l’associazionismo, l’impegno per la Cosa Pubblica e per alcuni di questi anche attraverso la vita religiosa.
Dalle GMG escono infatti vocazioni, ossia chiamate, perché la realtà di ogni giorno ci chiama ad essere protagonisti con la nostra libertà ed i nostri talenti, per metterli a frutto e per rispondere alle esigenze della Storia che ci interpella. Il compito degli educatori del nostro tempo, ad ogni livello, è guidare i giovani all’ascolto di questa chiamata perché possano essere pronti a rispondere sì, come Maria che si alzò e andò in fretta. Alzarsi, il verbo che più di tutti nella Sacra Scrittura indica la dignità dell’uomo che guarda negli occhi Dio, fattosi uomo, perché possa guardare la realtà e non averne più timore. Non abbiate paura. Alzatevi. Dopo l’appuntamento europeo di quest’anno la prossima GMG del 2027, la quarantunesima per l’esattezza, si terrà a Seul, in Corea del Sud, passando per il Giubileo dei giovani di Roma nel 2025.
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