Il tema dei Giovani Imprenditori e in generale del rilancio delle energie positive della Città Metropolitana di Napoli è tra i punti di partenza di una sana programmazione dello sviluppo sostenibile al quale il neo sindaco Gaetano Manfredi ha più volte fatto cenno. L’errore commesso in questi anni è stato quello di scindere la capacità di proposta politica dall’efficienza amministrativa della macchina comunale. Occorre superare il luogo comune che vede la Pubblica Amministrazione un mero centro di costo. La Città di Napoli conta quasi un milione di abitanti.

Se consideriamo l’intera area metropolitana e dunque ben 92 comuni siamo a quasi tre milioni di abitanti. All’interno di questo perimetro abbiamo alcuni dei più importanti complessi universitari, ai primi posti nelle classifiche europee per ciò che concerne la trasmissione delle competenze. Il Comune di Napoli e l’intera area metropolitana deve riqualificare la proposta della macchina amministrativa puntando sulle migliaia di giovani che ogni anno il nostro sistema universitario lancia sul mercato. Inserendo energie positive nella Pubblica Amministrazione, ed elevando dunque la qualità dei servizi e impostando il lavoro su logiche di crescita sostenibile, migliaia di piccole imprese rappresentate da giovani imprenditori, potranno incrementare a loro volta il loro potenziale competitivo. È il momento di snellire la burocrazia, effettuare controlli ex post sulle nuove imprese evitando che tutta una serie di cavilli burocratici possa ingessare il sistema imprenditoriale.

I giovani devono essere nella PA e nell’imprenditoria, così come nelle professioni, i protagonisti di una nuova rivoluzione culturale di tipo competitivo basata su standard europei di servizi e di programmazione. Il Pnrr è uno strumento indispensabile ma, come chiarito più volte dal Sottosegretario alla Programmazione Economica Tabacci, saranno finanziati esclusivamente i progetti che risulteranno meritevoli di supporto. L’Italia è tra le realtà che hanno “impegnato” in termini di richiesta di disponibilità più risorse finanziarie da parte dell’UE. Impensabile perdere l’opportunità offerta da questa nuova leva finanziaria a causa di una manifesta inadeguatezza progettuale degli Enti Pubblici. Ma come si può pensare di vincere questa sfida se per una carta di identità occorrono due mesi, se per una Scia, che dovrebbe essere immediata, le pratiche diventano infinite e dunque se non adeguiamo il nostro standard a quello dei Paesi a più elevata capacità competitiva? La risposta a questo importante interrogativo è nel capitale umano rappresentato dai giovani, formati dai nostri centri di eccellenza e determinanti in altri contesti che meglio sanno apprezzare la competenza. Questa è la prima sfida a cui è chiamata la nuova Amministrazione Comunale che deve scommettere senza remora alcuna su giovani e competenze. Noi imprenditori siamo pronti a fare la nostra parte, stringendo sinergie strettissime con il sistema pubblico, finalmente partner e non limite.

Rimane, poi, da capire che piega prenderà la questione del Patto per Napoli. È iniziata, infatti, in salita l’avventura da sindaco di Gaetano Manfredi, sceso in campo nel maggio scorso dopo aver ottenuto rassicurazioni da Partito democratico e Movimento 5 Stelle sull’oramai celebre “Patto per Napoli”, relativo ai cinque miliardi di euro (tra debiti e crediti inesigibili) che affossano le casse del comune partenopeo. Nella bozza di manovra della prossima legge di Bilancio, il Governo al momento non prevede leggi speciali per far uscire palazzo San Giacomo dal dissesto finanziario. Il premier Draghi tira dritto e nel testo l’unica voce relativa ai fondi per gli “enti locali in difficoltà” prevede un fondo di appena 100 milioni da destinare a tutti quei comuni vicini al fallimento. Una cifra già assai esigua che porterà nelle casse di Manfredi pochi spiccioli rispetto ai circa 200 milioni l’anno (per almeno due decenni) chiesti dall’ex ministro dell’Università.