Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza”. Questo inno non porta bene all’Italia. Alle origini, come è noto, era un inno fascista (prima ancora goliardico), con qualche derivazione letteraria da Lorenzo Il Magnifico. Invece, per quello che riguarda la seconda fase del coronavirus, grazie ad alcuni cattivi maestri che definirei non dei negazionisti ma riduzionisti, si è rilanciato il vecchio inno “giovinezza , giovinezza“ in una chiave sanitaria: i giovani sono immuni e quindi possono fare tutto o quasi tutto, in primo luogo possono riempire talmente le discoteche, possono liberamente viaggiare in tutti i paesi più a rischio (Croazia, Malta, Grecia, Spagna), possono riempire tutto, traghetti, navi da crociera, aerei e quant’altro: il tutto senza il minimo uso dei tamponi.
Ancora una volta gli interessi economici hanno travolto tutto. Così come a suo tempo, da febbraio ad aprile, mentre infuriava il virus, l’Assolombarda è intervenuta pesantemente contro la istituzione di zone rosse in Valseriana, a Bergamo, a Brescia, a Nembro e ad Alzano, mettendo in soggezione e in scacco sia il governo nazionale sia la Regione Lombardia che poi si sono rimpallati le responsabilità. Questa volta i proprietari di discoteche hanno esercitato una grande influenza sui presidenti di regione con una eccezione che va sottolineata, quella di Jole Santelli, presidente della Regione Calabria che ha capito tutto e ha subito chiuso le discoteche fin dal 13 agosto, salvando così la sua regione.
Ma come si poteva pensare che le discoteche potessero essere riaperte in modo indifferenziato quando esse, per la loro stessa formula associativa, non assicurano alcun discostamento fisico e l’uso della mascherina è assolutamente improbabile?
Diversamente da Zangrillo e da Bassetti, l’epidemiologo Vaglia, ha lanciato l’allarme: “Rischi dentro alle famiglie. Vediamo genitori e nonni infettati dai giovani”. Infatti i giovani possono certo essere contagiati senza essere immediatamente colpiti dalla malattia, ma questo contagio possono spingerlo in tutte le direzioni, provocando per l’oggi e per il domani dei danni molto rilevanti.
Ancora una volta sia il governo, sia alcune regioni, hanno perso il ben dell’intelletto, in una fase che per la sua indubbia confusione richiedeva regole certe: non andavano riaperte le discoteche, andavano bloccati i viaggi all’estero in Paesi a rischio, in ogni caso per non sapere né leggere né scrivere bisognava mettere in campo una enorme quantità di tamponi, fatti sia dal pubblico che dal privato e collocarli negli aeroporti, nei traghetti, sulle navi, alle stazioni ferroviarie.
La lezione di Zaia e del professor Crisanti nel Veneto, da febbraio ad aprile, con la distribuzione dei tamponi andava utilizzata e adattata alla fase nuova. Così come il presidente Santelli ha capito il pericolo rappresentato dalle discoteche.
Adesso si è provocata una confusione pazzesca, pericolosa rispetto a tre scadenze: l’inizio delle scuole, il voto del 20 settembre, il decollo di malattie influenzali di vario tipo in autunno. In ogni caso rispetto a tutto ciò una cosa non si può fare: quello che sta facendo Salvini, che da un lato col suo stesso comportamento personale smentisce due regole fondamentali quali il distanziamento e le mascherine, e dall’altro proclama l’esigenza di bloccare tutto il prelievo fiscale di qui a fine anno: misure di demagogia pura che costituiscono il contrario di ogni politica di governo.