Le intimidazioni rivolte dalla magistratura al direttore Piero Sansonetti hanno compattato il fronte di chi crede che le toghe dovrebbero tutelare la libertà di stampa, pilastro della democrazia, e non lavorare per demolirla. Ne era convinto un giurista del calibro di Benedetto Conforti, ma la sua posizione è condivisa oggi da tanti intellettuali e politici napoletani che non hanno esitato a schierarsi a difesa del Riformista.

Antonio Bassolino – «Nel pieno rispetto del lavoro e del ruolo costituzionale della magistratura, non vanno dimenticati il ruolo e la libertà della stampa, anch’essi tutelati dalla Costituzione. Venti querele, quante sono quelle ricevute dal direttore Piero Sansonetti,  sono davvero tante, ma che l’Ordine dei giornalisti censuri preventivamente il lavoro di un giornalista, come avvenuto con lo stesso Sansonetti, è un atto inedito che può essere foriero di lesioni al lavoro di cronisti, opinionisti e della stampa in genere. Non esistono censura e autocensura di fronte alla ricerca della verità. La magistratura faccia il proprio lavoro e la stampa il suo, nel rispetto della legge. Conosco Sansonetti da sempre, da quando era un giovane giornalista dell’Unità e io un dirigente del Pci. Da sempre conosco il suo spirito critico e la sua autonomia. Quindi piena solidarietà a lui e un invito a una più approfondita riflessione all’Ordine dei giornalisti per la tutela di un diritto fondamentale della democrazia».
Giulio Di Donato – «Il Riformista è l’unico a trattare temi scottanti che gli altri giornali evitano completamente. Questa storia della giustizia, caratterizzata da una forte connotazione politica, viene sistematicamente esclusa dal dibattito. Se non ci fossero stati Il Riformista e il suo direttore Piero Sansonetti, capace di fare battaglie coraggiose e delicate, avremmo avuto un deficit democratico che ancora c’è. Le minacce dei magistrati che utilizzano le querele per intimidire sono inaccettabili in un Paese civile, perché il diritto di cronaca e la possibilità di fare giornalismo non devono essere inficiati da un’aggressività di carattere giudiziario. Dal canto suo, l’Ordine dei giornalisti ha dimostrato tutta la sua inutilità: avrebbe dovuto difendere con determinazione una voce così libera come quella di Sansonetti. Sono pronto ad aderire a qualsiasi iniziativa che Il Riformista vorrà lanciare a difesa di democrazia e libertà di stampa».
Severino Nappi – «Non sempre condivido le campagne lanciate dal Riformista, ma credo fermamente, per la mia cultura intrinsecamente liberale, nel principio della libertà di stampa, da difendere sempre anche quando attacca la nostra parte politica. Sul tema della giustizia, Il Riformista rappresenta con coraggio una voce fuori dal coro, tesa a ripristinare le possibili storture di un sistema giudiziario che da 30 anni necessita di un’adeguata riforma. La sensazione è che il giornale sia vittima di un cortocircuito tra magistratura, politica e mondo dell’informazione alimentato da una certa magistratura politicizzata a sinistra. Non dovrebbe esistere una caratterizzazione della magistratura, spesso invece soggetta a giochi di corrente, mentre probabilmente si gioverebbe di una separazione di carriera tra il ruolo di pm e di giudice. E le querele temerarie rappresentano soltanto una minaccia alla libera espressione».
Lucio D’Alessandro – «Sono impressionato e preoccupato. Quando è nato Il Riformista, e Il Riformista Napoli in particolare, lo abbiamo accompagnato con grande attenzione, con grande piacere e con l’idea che stesse nascendo qualcosa di nuovo, di importante e di libero. Tutti quelli che pensano alla democrazia pensano che la chiave della democrazia sia la possibilità di informare l’opinione pubblica. Jeremy Bentham diceva che il tribunale più importante di tutti è il tribunale dell’opinione pubblica e questo tribunale dev’essere informato. Non credo al complotto, non ci credo in generale e per principio, ma il ripetersi di alcune azioni può essere pericoloso. In particolare mi preoccupa il fatto in sé, che alla fine una voce libera si possa chiudere. Bisogna quindi stare vicino al Riformista e vicino ai giornalisti in generale perché la voce della stampa è una voce importante: è uno dei pilastri della democrazia».
Avatar photo

Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.