La decisione che ha diviso il Plenum
Giudice e consigliere comunale, ecco il caso Catello Maresca

Ora farà il magistrato e il politico. Contemporaneamente. Catello Maresca torna, infatti, a indossare la toga senza lasciare gli scranni del Consiglio comunale di Napoli. Dal Palazzo di giustizia a Palazzo San Giacomo, quindi. Ieri il Consiglio superiore della magistratura ha accettato la sua richiesta di rientrare in servizio e lo ha assegnato alla Corte d’appello di Campobasso con la funzione di consigliere. Maresca, ex pm della Direzione distrettuale antimafia e sostituto procuratore generale a Napoli prima di mettersi in aspettativa e correre per la poltrona di sindaco della città, aveva chiesto di indossare la toga dopo che era sfumato il sogno della fascia tricolore.
Le ultime amministrative si sono concluse per Maresca, sostenuto dal centrodestra, con 75.891 voti (una percentuale del 21,88%) e un posto in Consiglio comunale, capo dell’opposizione. Il 12 ottobre scorso, quindi, Maresca aveva comunicato al Csm la sua volontà di tornare in servizio esprimendo preferenze per le Procure generale di Bari, di Firenze e di Bologna. Sedi alle quali, però, non poteva aspirare. Di qui le altre opzioni: Corte d’appello di Campobasso o di Salerno, oppure Tribunale di Salerno. La scelta del Csm è ricaduta sulla prima di queste tre ultime opzioni. La decisione non è passata sul filo di lana, approvata con 11 voti a favore e 10 astensioni, sintomo di un malessere diffuso, segno che il caso ha spaccato il Csm. Del resto non è da oggi che quello di Maresca viene indicato come un caso controverso al centro dell’annosa questione legata al rapporto tra magistratura e politica, tanto più che in questo caso il rapporto si concentra in un’unica persona che si ritrova ad essere, allo stesso tempo, magistrato e politico. «Stiamo deliberando il rientro in magistratura di un magistrato che si è candidato come sindaco della città dove lavorava, che attualmente è consigliere comunale in quella città ed è indicato dalla stampa come leader dell’opposizione al governo della città, anche se svolgerà le funzioni in un’altra sede. Io – ha affermato il togato Giuseppe Cascini, motivando al Plenum la sua astensione – ritengo che non sia accettabile consentire a un magistrato il contemporaneo svolgimento di attività politica e funzioni giudiziarie. Si tratta di una gravissima commistione che rappresenta un grave vulnus per l’immagine di imparzialità e indipendenza della magistratura».
«Da tempo – ha aggiunto – è stato chiesto al legislatore di intervenire sul tema, ma dobbiamo registrare come la politica, sempre pronta ad accusare la magistratura di fare politica, poi non si fa alcun problema a sostenere la candidatura a sindaco di un magistrato in servizio nella stessa città e non si preoccupa di vietarne il rientro in servizio». La polemica esplode anche fuori Palazzo dei Marescialli. «In un momento in cui nel Paese si fa la lotta al correntismo nella magistratura e si condannano le influenze politiche nei confronti dei massimi organismi di controllo del potere giudiziario, leggere del reintegro in servizio di Catello Maresca è qualcosa che stride – ha commentato la consigliera comunale Alessandra Clemente – Maresca ricopre una carica politica importante, guida i suoi in Aula, è molto grave che possa esercitare anche il suo potere da magistrato in un foro a due passi dalla città di cui è consigliere comunale». Ma lui, Maresca, rassicura: «Sono contento di rientrare a fare il mio lavoro e nel contempo cercherò da civico di dare un contributo alla mia città». Staremo a vedere.
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