Lo "stalking psicologico"
Giulia Cecchettin ossessionata da Turetta, gli audio contro i genitori, le telefonate alla sorella e gli incontri ‘casuali’
Audio e messaggi che condizionavano la quotidianità di Giulia Cecchettin che aveva lasciato Filippo Turetta lo scorso agosto. Nei mesi successivi però il 22enne, che dovrà rispondere di omicidio e sequestro di persone, non riusciva ad accettare l’idea di separarsi da Giulia e la tormentava con una serie di azioni che i legali della famiglia Cecchettin stanno ricostruendo in questi giorni per poi presentare in Procura una relazione dettagliata, dove saranno presenti anche testimonianze di amici e parenti, per dimostrare lo “stalking psicologico” a cui era sottoposta la giovane vittima, sfiancata dai comportamenti ossessivi e possessivi di Turetta. Una tesi, tuttavia, difficile da portare avanti perché non risultano denunce pregresse.
‘O me o le tue amiche, o me o la tua famiglia’. Erano gli aut aut di Turetta a Giulia. Diversi i rimproveri alla studentessa prossima alla laurea: “Passi più tempo a casa con i tuoi che con me”. Atteggiamenti che provocavano in lei, così come testimoniato da un audio inviato 39 giorni prima di essere uccisa alle amiche, un forte stato d’ansia.
Turetta e le telefonate a Giulia quando non era con lui
La difesa della famiglia Cecchettin sta ricostruendo tutti i comportamenti adottati da Turetta soprattutto nelle ultime settimane. Come quando Giulia era andata a un concerto con la sorella Elena e lui l’aveva tempestata di messaggi e telefonate. O come quando Giulia uscì con le amiche e Turetta, non riuscendo ad avere risposte a messaggi e telefonate, chiamò la sorella. O come quando Giullia si ritrovò Turetta alla fermata dell’autobus, un incontro che per la difesa non è stato casuale. La 22enne, pur ‘tormentata’ dai comportamenti di Turetta, che più volte ha minacciato di togliersi la vita, non riusciva a staccarsi proprio perché temeva un suo gesto estremo.
Gli audio di Turetta a Giulia: “stalking psicologico”
“Aveva una preoccupazione incessante, non riusciva a voltare pagina. Stiamo raccogliendo più materiale possibile: testimonianze di parenti e amici, sfoghi, singoli episodi”, dice Edoardo Genovese, criminologo di Penelope, l’associazione che segue la famiglia di Giulia con gli avvocati Nicodemo Gentile e Stefano Tigani. “Stiamo svolgendo indagini difensive e consegneremo il materiale alla procura. Non ci fermeremo. Il materiale raccolto ci fa pensare che Giulia fosse vittima di uno stalking psicologico che si era intensificato nell’ultimo mese ma dobbiamo ancora capire quando fosse iniziato. Dobbiamo ricostruire tutta la loro storia perche’ questo tipo di stalking di solito non tarda a manifestarsi. Giulia viveva un fortissimo disagio che possiamo identificare come ‘una sindrome da molestie assillanti’ che si riverberava anche sui suoi familiari”. In via di ricostruzione anche possibili pedinamenti e appostamenti.
Omicidio Giulia Cecchettin, Zaia: “C’erano campanelli allarme”
“In questi giorni sento parlare molto di interventi nelle scuole per contrastare la violenza di genere, va benissimo, ma come comunità non ci dobbiamo chiamare fuori, è una nostra responsabilità”. Lo ha dichiarato il presidente del Veneto, Luca Zaia, ospite della trasmissione ‘Il Cavallo e la Torre’ su Rai 3, commentando il femminicidio di Giulia Cecchettin. “Serve – ha aggiunto – fare un lavoro di squadra per poter rilevare subito i campanelli d’allarme che anche nel caso di Filippo Turetta ce n’erano ampiamente”.
Genitori di Turetta non vanno in carcere: “Non siamo pronti”
Filippo Turetta attendeva ieri, in carcere a Verona, la visita dei genitori che non c’è stata. Nicola Turetta ed Elisabetta Martini avevano in mano l’autorizzazione della Procura per vederlo ma non se la sono sentita, hanno chiesto prima un supporto psicologico per prepararsi, dopo quanto accaduto, all’incontro con il figlio. Il padre aveva chiesto “scusa” e “perdono” ai genitori di Giulia. “Mio figlio deve pagare” aveva dichiarato. Lo stesso verbo utilizzato da Filippo nelle dichiarazioni spontanee: “Sono affranto, voglio pagare per quello che ho fatto”.
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