Non sono un giornalista, anche se scrivo su un giornale. Non sono un magistrato, anche se porto la toga. Su queste premesse, se non fosse che il rapporto tra giornalisti e magistrati incide in modo importante nella vita della società, mi si potrebbe rimproverare di impicciarmi dei fatti altrui. Il fatto è che, negli ultimi trent’anni, l’esistenza di una consuetudine tra taluni magistrati e taluni giornalisti di tirarsi vicendevolmente la volata nelle rispettive carriere, è stata molto di più di un sospetto. Ed è stata una certezza che tale eventuale consuetudine abbia prodotto molte brucianti ingiustizie.
Del resto, gli uni dispongono della libertà dei cittadini, gli altri della reputazione: sono due aspetti della vita delle persone verso cui il pubblico ha un’attrazione quasi morbosa. Il
Ministro di Giustizia, che da anni riconosce l’esistenza di un cortocircuito perverso e pericoloso tra queste due funzioni, la
giustizia e l’
informazione, così essenziali per la società, ha, di recente, invitato i giornalisti, e per essi i loro rappresentanti, al confronto sul tema della riconduzione a virtù del rapporto tra giustizia e informazione – cioè, tra
giornalisti e
magistrati. E i giornalisti, attraverso il presidente nazionale dei loro ordini professionali, mostrano di voler accogliere l’invito a ridisegnare il galateo, ma anche le regole meno mondane, del rapporto tra magistratura e stampa.
Certo, della partita dovrebbero far parte anche gli editori, visto che la benzina che ha alimentato e alimenta il motore del rapporto distorto tra informazione e giustizia è il fatturato delle testate che danno voce alle saghe giustiziali. Auguro a Nordio di realizzare anche solo un quarto dei suoi propositi, e che in quel quarto ci sia questa fondamentale riforma. Ma, chissà perchè, se passo in rassegna le facce dei magistrati eretti a leader dal battage giornalistico, e dei giornalisti assurti a magnifiche carriere grazie al favore delle procure, vengo pervaso dal pessimismo dell’esperienza. Coraggio, Nordio: facci vedere chi sei.
© Riproduzione riservata
Lorenzo Cinquepalmi