Inizia l'anno giudiziario
Giustizia, l’accusa di Caiazza: “Paralisi scandalosa, per il governo non è priorità”
«Ho inviato una lettera a tutti i presidenti delle camere penali territoriali per invitarli a farci un quadro della situazione sul riavvio, quali cancellerie riapriranno e quali no, perché noi non abbiamo alcun tipo di notizia al riguardo. Domani (oggi per chi legge, ndr) ricomincia l’anno giudiziario e noi non abbiamo sentito una sola parola sulle misure adottate per riprendere ordinariamente. Il nostro timore è che non riprenda proprio nulla e che si riparta come ci eravamo lasciati, quindi con meno del 15 per cento dei processi celebrati in tutta Italia. Si sta consumando la paralisi della giurisdizione ed è una situazione scandalosa», lo ha denunciato il presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane Gian Domenico Caiazza all’AdnKronos, in merito alla ripresa delle attività giudiziarie.
«La giustizia è un servizio essenziale quanto la scuola – continua Caiazza – ma evidentemente per il governo non è così. È una situazione di paralisi. Saremmo felici di essere smentiti, ma l’esperienza ci dice che a luglio non è accaduto nulla e che non si sono create le premesse perché accadesse qualcosa. I primi segnali che cogliamo sono di perdurante paralisi e se nel mese di agosto nessuno ha detto mezza parola sulla ripresa ordinaria delle attività vuol dire che questo governo non la ritiene una priorità. È uno scandalo sul quale nessuno dice una parola».
Secondo l’Unione delle Camere Penali Italiane il periodo di “rodaggio” di luglio non è servito a garantire una ripresa efficiente a settembre. «Non abbiamo visto alcun rodaggio – attacca il leader dei penalisti -. Il ministro, accogliendo le nostre indicazioni, ha anticipato alla fine di giugno la ripresa, con un segnale forte che abbiamo apprezzato ma al quale non ha fatto seguito alcun riscontro. Oggi si celebrano processi e si dà la priorità ad alcune udienze rispetto ad altre secondo criteri incomprensibili. L’ordinamento giudiziario in questo momento è lasciato all’arbitrio dei singoli uffici, sembra un’Italia dei granducati: è una situazione vergognosa, la rinuncia della politica a svolgere il suo compito», denuncia ancora Caiazza.
«Il ministero dovrebbe dare risposte forti sul personale: i dipendenti pubblici devono tornare a lavorare. Un cancelliere può andare in palestra, in vacanza, prendere un mezzo pubblico ma non può venire ad aprire la porta agli avvocati. Il governo dovrebbe dare delle disposizioni o permettere al personale dipendente di lavorare davvero in smart working», conclude il presidente dell’Unione delle Camere Penali.
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