Giustizia
Giustizia, Renzi assediato sfotte il Pd: “Citofonate Travaglio”
Zingaretti rilancia il partito e il governo: congresso straordinario, fase nuova dell’esecutivo Conte, riorganizzazione interna con una donna presidente. Il segretario Nicola Zingaretti annuncia alla Direzione Pd «un congresso straordinario, un percorso che parta dalla prossima assemblea nazionale e che si sviluppi in tutta Italia, in ogni comune». Per Zingaretti il Pd «si deve rinnovare, sta crescendo, sia negli appuntamenti elettorali sia nei sondaggi. Nei dibattiti sento parlare del Pd come di un vecchio arnese. No, è l’unica forza in grado di arginare la destra», dice. E affonda il colpo contro Matteo Renzi, quando dice che «il governo ora deve accelerare e il Pd non è disposto a subire temporeggiamenti o manovre per indebolire l’esecutivo». E sul tema caldo della prescrizione: «Mi aspetto più rispetto, soprattutto da chi si dichiara avversario di Salvini, finora c’è stato un atteggiamento che non danneggia noi ma l’Italia». Contro Renzi gioca un doppio colpo: propone di andare a celebrare il congresso a Firenze, giocando in casa dell’ex segretario, e poi apre ad una segreteria unitaria che valorizzi gli esponenti di Base riformista, la pattuglia renziana rimasta nel Pd. Che per bocca di Guerini, ringrazia.
La giornata è stata tutta sul filo della tensione. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte prova a dirsi equidistante: «Giustizialista o garantista? No a contrapposizioni manichee. Gli italiani si aspettano risposte e concretezza su tutto quanto, anche sul tema della prescrizione». Italia Viva, che ha rotto la trattativa sulla prescrizione, tenendo il punto, è stata protagonista di una alzata di toni che ha fatto temere il punto di non ritorno, con più di un parlamentare Dem che incitava gli ex compagni di viaggio ad uscire allo scoperto e dire se stanno in maggioranza o ne escono.
Anche il capogruppo di Liberi e uguali alla Camera, Federico Fornaro, invita Renzi a fermarsi prima che sia troppo tardi. E le opposizioni non stanno a guardare. Per il leader della Lega, Matteo Salvini, siamo in presenza di un «governo che tira a campare nel nome del rinvio. Con la libertà dei cittadini non si scherza», mentre il deputato di Forza Italia e responsabile del dipartimento Giustizia del movimento azzurro, Enrico Costa, accusa di incostituzionalità il lodo Conte bis e aggiunge: «Resta il fine processo mai. Bonafede ha piegato il Partito democratico. Tutto il resto sono sterili giochi di parole. Ci vediamo alla Camera il 24 febbraio», quando si voterà la pdl a suo nome che di fatto azzera le misure sulla prescrizione varate da Bonafede. Il Guardasigilli più contestato della storia si era detto «stanco di Italia Viva», che per bocca del coordinatore, Ettore Rosato, aveva replicato con ironia: «lo faremo riposare». E apriti cielo, con tutta l’assemblea dei parlamentari a Cinque Stelle a stigmatizzare «il messaggio ambiguo e sottilmente minaccioso» dell’esponente renziano.
«Una levata di scudi strumentale – dichiara Rosato al Riformista – perché se qualcuno provoca dicendosi stanco, gli si risponde che forse deve riposare». Ma Italia Viva non chiede le dimissioni del Ministro. «Auspichiamo – prosegue Rosato – che il ministro Bonafede cambi modo di fare, nel metodo e nella sostanza. Perché lo Stato non deve esercitare la vendetta nei confronti dei cittadini. L’amministrazione della giustizia è uno dei compiti più delicati delle istituzioni, che la devono esercitare in idem sentire con la comunità giuridica».
E gli scenari che si aprono sono complicati. «Noi tiriamo dritto: saremo coerenti con le idee che abbiamo sempre manifestato. Ma ad oggi non è in discussione l’appoggio esterno». Non è Italia Viva a votare con il centrodestra, dopotutto: è Forza Italia che finisce per votare la riforma Orlando. Prosegue Rosato: «Noi vogliamo tornare alla legge di Andrea Orlando, e la pdl Costa consente di tornare lì. Strano che il Pd volti le spalle al suo ex ministro della Giustizia, e gli preferisca una riforma osteggiata da tutti gli avvocati e quasi tutti i magistrati». D’altronde c’è ancora in agenda il voto sul lodo Annibali, la sospensiva.
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