Nel Sì&No del giorno, spazio al dibattito sulla richiesta di dimissioni del direttore del Museo Egizio. Abbiamo chiesto cosa ne pensano ad Andrea Crippa (Vicesegretario Lega), che ritiene giusta la richiesta, e a Silvia Fregolent (Senatrice Iv), che al contrario la ritiene una richiesta ingiusta. 

Qui di seguito l’opinione di Silvia Fregolent.

La cultura è universale”. Così Christian Greco rispondeva a Giorgia Meloni, che nel 2018 lo accusava di discriminazione nei confronti degli italiani, “reo” di aver promosso l’iniziativa di uno sconto al Museo Egizio di Torino per chi parla arabo. Quella colpa a breve divenne un merito, uno dei tanti tasselli della campagna capillare, volta ad incrementare l’affluenza dei visitatori, che ha portato il Museo dedicato alla civiltà egizia ad essere il quinto museo più visitato d’Italia, con quasi 900 mila ingressi nello scorso anno e una tendenza in crescita per quest’anno.

Siamo nel 2023, nel frattempo quella Giorgia Meloni che l’aveva giurata al direttore, da leader di un partito d’opposizione è diventata Presidente di un governo di destra, sovranista e populista, e le polemiche sulla direzione di Christian Greco sono tornate più vigorose di prima. Dopo le dichiarazioni di Marrone, assessore al Welfare della giunta Cirio, che nei giorni scorsi ha sì riconosciuto a Greco “doti manageriali non comuni”, ma ha anche aggiunto di ritenere che “esistano figure potenzialmente più qualificate che sono state penalizzate”, ieri è arrivata la stoccata scomposta del vicesegretario della Lega Andrea Crippa: “Faccia un gesto di dignità e si dimetta. Faremo di tutto per cacciarlo e chiediamo al ministro della Cultura Sangiuliano di cacciarlo se non si dimette lui”.

Noi ora chiediamo una presa di posizione forte e chiara a favore della gestione di Greco da parte del Ministro della Cultura, del presidente della Regione e del sindaco di Torino, per porre rimedio al silenzio assordante, complice, che stride con le voci di scienziati, egittologi e della stessa amministrazione della Fondazione delle Antichità Egizie in favore del direttore in carica.

Greco, sotto il fuoco di fila degli esponenti della destra, è un’autorità dell’egittologia, riconosciuto a livello internazionale. Per lui parlano i risultati: il museo ha avuto un’impennata di ingressi, risultando tra i primi musei d’Italia e primo in Piemonte, è rimasto aperto durante tutto il periodo di ristrutturazione permettendo di non perdere la continuità turistica, ha accresciuto il prestigio mondiale attraverso collaborazioni atenei e musei internazionali, è divenuto un punto di riferimento del panorama culturale italiano – grazie non solo alle riconosciute competenze, ma anche alla capacità di dialogo e di conoscenza del territorio in cui il museo è innestato -.

Quello che per Crippa è il peccato originale, non solo non ha tolto nulla agli italiani, ma è divenuto in realtà un volano per l’integrazione nella città con la più grande comunità arabofona d’Italia, attraverso giornate di formazione, studio e ascolto, di dialogo interculturale, di confronto sul ruolo dei musei per il cambiamento sociale e il contrasto degli stereotipi. Una piccola rivoluzione partita dalla cultura.
Se la Cultura è universale, e Greco lo rende evidente tutti i giorni con successo, noi scegliamo di fare un passo avanti rispetto alle sue parole e ci spingiamo a dire che la cultura è la prima fonte di integrazione.

Per spiegarlo dobbiamo tornare al 2015, quando l’Europa era sotto scacco di violenti attacchi terroristici di matrice islamista. A dieci giorni dai tragici fatti di Parigi l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi rispondeva alla domanda securitaria con coraggio “Per ogni euro in più investito sulla sicurezza deve esserci un euro in più investito in cultura”.

Fu uno spostamento di paradigma senza precedenti. Oggi purtroppo il governo delle destre sta compiendo pericolosi passi indietro, non riconoscendo il valore che la cultura ha per la crescita e per l’economia e per la stessa sicurezza del Paese. Chi si dice sovranista, chi si riempie la bocca ogni giorno del valore del Made in Italy, non può essere così miope da non vedere che i tagli alla cultura – come l’eliminazione della 18app – e gli affondi verso chi la gestisce in modo così esemplare fanno solo danni, quelli sì che tolgono qualcosa agli italiani. Perché, contrariamente a quanto pensano esponenti della destra, con la cultura non solo si mangia, ma si vive.

Silvia Fregolent (Senatrice Italia Viva)

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