Nel Sì & No del giorno del Riformista, spazio al dibattito sulla comunione ai ai divorziati risposati. Favorevole Don Luigi Merola, secondo il quale se “per un incidente di percorso, le strade si separano, non si possono costringere due persone a stare assieme per forza e per giunta per tutta la vita. E questo anche per il bene dei figli, specie se sono minorenni”. Contraria Suor Anna Monia Alfieri che sostiene: “Non ci troviamo davanti ad una scelta ispirata al relativismo: il matrimonio rimane uno, unico e indissolubile”.

Qui il commento di Suor Anna Monia Alfieri

Uno dei punti caldi del pontificato di Francesco è indubbiamente la stampa, ossia il rapporto tra quello che il Papa afferma in discorsi e interviste e quello che i giornali diffondono. Certamente questo problema non riguarda solo il Papa: gli fanno compagnia tanti personaggi pubblici, nei diversi ambiti. Tuttavia con il Papa il problema si presenta più spesso, del resto è il Papa: l’autorità forse più attenzionata dai media del mondo intero. Stando ai “titoloni” di alcuni giornali sembra che sia stata cancellata la dottrina della Chiesa cattolica in merito al matrimonio… Del resto il titolo deve colpire l’attenzione, altrimenti nessuno leggerà il giornale. Tuttavia credo che occorra essere più aderenti alla verità anche nella scelta dei titoli.

Vengo alle polemiche scoppiate in merito alla possibilità della Comunione ai divorziati. Come stanno le cose? La situazione è molto semplice. Per comprendere le affermazioni del Papa occorre rifarsi al contenuto di Amoris laetitia, l’esortazione apostolica che il Santo Padre ha pubblicato nel 2016. Nell’esortazione il Papa aveva toccato anche il tema dei divorziati risposati nei confronti dei quali occorre che la Chiesa trovi vie di accompagnamento e di vicinanza, in un perfetto stile di prossimità che contraddistingue il magistero dei Papi, da sempre, in particolare dopo il Concilio. Nel documento si affronta implicitamente il tema all’articolo 305, insieme con la nota 351, in cui si afferma che l’aiuto che la Chiesa può dare, «in certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti. Per questo, ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura, bensì il luogo della misericordia del Signore. Ugualmente segnalo che l’Eucaristia non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli».

In merito alla possibilità di accedere al Sacramento dell’Eucarestia, il Papa si è mantenuto fedele al magistero dei suoi predecessori che prevede che anche le persone divorziate possano ricevere la comunione, a patto che si mantengano fedeli nell’impegno della castità. Tuttavia, siccome la Chiesa è madre e maestra e ha piena coscienza dell’animo umano e delle fatiche che possono essere suscitate dal rispetto di alcune norme, il Papa consente in taluni casi – a seguito di un cammino di discernimento – la possibilità di accedere al sacramento della Riconciliazione e quindi dell’Eucarestia quando, in un caso particolare, «esistono limitazioni che attenuano la responsabilità e la colpevolezza». Del resto è il Catechismo ad affermarlo: l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere diminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali.

Come si vede, il Papa non cambia nulla del magistero precedente. È chiaro che il desiderio di affrontare alcuni temi caldi sia il frutto della volontà del Papa e della Chiesa di andare incontro all’uomo di oggi, di farsi carico delle situazioni che sempre più causano dolore e smarrimento. Non ci troviamo davanti ad una scelta ispirata al relativismo: il matrimonio rimane uno, unico e indissolubile. Tuttavia le situazioni sono talmente varie e mutevoli che possono attenuare la responsabilità del singolo. Del resto l’atteggiamento della Chiesa è perfettamente in linea con quello che Gesù dice ai dottori della Legge: Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! Ancora un’ultima osservazione: personalmente non condivido quell’impostazione di pensiero che accentua la divisione tra cattolici innovatori e cattolici conservatori.

È chiaro che la Chiesa, voluta da Dio, è formata da uomini e donne che, come tali, sono dotati di ragione e libero arbitrio: conseguentemente le posizioni possono essere diverse. Però la Chiesa è Una, pertanto lo spirito di unità deve prevalere, sempre. Del resto il Cardinale Giuseppe Siri, considerato il riferimento dei conservatori, non affermava che i documenti del Concilio andassero letti in ginocchio? Pertanto, anche se nella Chiesa lo spirito della divisione e della contrapposizione sembra talvolta prendere il sopravvento, alla fine lo spirito dell’unità ha sempre la meglio e la barca di Pietro da due millenni riesce a solcare i mari tempestosi delle epoche che ha attraversato. Passano i secoli, passano gli uomini, cadono i sistemi politici, ma la Chiesa rimane indomita a difendere l’uomo e la sua umanità.

Suor Anna Monia Alfier

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