Nel “Si&No” del Riformista spazio alle nuove norme sicurezza approvate nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri. Giusto l’intervento sulla detenzione delle donne incinte? Favorevole Grazia Di Maggio, Deputata Fratelli d’Italia, secondo cui “così non si utilizzerà più la condizione di gravidanza per continuare a delinquere”. Contraria Rita Bernardini di Nessuno Tocchi Caino che ribatte: “Anziché debellare quel fenomeno vergognoso si inaspriscono le pene”.
Qui il commento di Grazia Di Maggio
Le nuove norme approvate in Consiglio dei Ministri hanno suscitato molte strumentalizzazioni e fake news da parte dei giornaloni della sinistra, in particolare riguardo le presunte detenzioni di donne incinte. È importante chiarire che si tratta di una falsa rappresentazione dei fatti. Non è vero che le donne incinte o con figli di età inferiore a un anno finiranno in carcere in virtù del nostro disegno di legge. Fino ad oggi, durante le fasi di indagine e processo, le donne in queste condizioni potevano essere sottoposte a misure cautelari presso istituti di custodia attenuata per detenute madri. Se condannate, il giudice aveva l’obbligo di differire la pena, a condizione che non superasse i 4 anni. Per pene superiori, la detenzione domiciliare poteva essere una possibilità. Il Governo è intervenuto per eliminare questa incongruenza, consentendo al giudice di decidere se applicare misure alternative alla detenzione, come affidamento in prova, detenzione domiciliare o case-famiglia di cura e assistenza, anche in caso di condanna.
L’obiettivo è chiaro: garantire la tutela dei più fragili, senza, dunque, che si utilizzi strumentalmente la condizione di gravidanza o i bambini per continuare a delinquere. Contrariamente alle accuse infondate, si offre a queste madri la possibilità di scontare, appunto, la pena in istituti di custodia attenuata, dove i figli possono essere accuditi. Solo in caso di recidive e di grave pericolo di reati futuri, si considera la pena negli istituti a custodia attenuata, non in carcere. Tutto questo va a regolamentare un mondo che si era trasformato in un far west, con minori spesso fuori da percorsi educativi. Su questo invitiamo la sinistra a ragionare, forse gli istituti di cura e assistenza sono luoghi più appropriati per far crescere quei bambini.
Vi sono inoltre nuove misure contro lo sfruttamento minorile e la mendicità con reclusione fino a 6 anni per chi si serve dei bambini nell’accattonaggio, con ulteriore aumento in caso di violenza o minacce. Una norma è stata introdotta per sanzionare chi impiega minori di 16 anni in queste pratiche, affiancandosi alle pene per coloro che organizzano o favoriscono tale attività. Le nostre città sono ormai palcoscenico di borseggiatrici e borseggiatori che incidono sull’insicurezza per tutti i cittadini. Pertanto la questura ora avrà il potere di vietare l’accesso a metropolitane, stazioni ferroviarie e porti a coloro che sono stati denunciati o condannati per reati come furto, rapina o altri crimini commessi in quei luoghi. Anche durante il processo, perfino in caso di sospensione condizionale della pena, il giudice sarà tenuto a prevedere il divieto di accesso a tali luoghi. Un’azione concreta del governo per ripristinare legalità e sicurezza nelle grandi città italiane vittime – come la cronaca testimonia – di uno spettacolo indegno. Ancora una volta la priorità del governo è la sicurezza dei cittadini e la salvaguardia dei più vulnerabili. Con buona pace della sinistra che tenta di cavalcare l’onda del facile consenso confutando la realtà dei fatti. Parole, soltanto parole…