Nel “Si&No” del Riformista spazio al dibattito sullo sciopero indetto da Cgil e Uil per venerdì 17 novembre: dopo le critiche e lo scontro con il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, è giusta la mobilitazione? Favorevole Irene Manzi del Partito Democratico secondo cui “è inaccettabile mancare di rispetto o minacciare le organizzazioni dei lavoratori“. Contrario il leghista Gianluca Cantalamessa che replica: “Così la sinistra getta la maschera e svela il filo diretto con i sindacati politicizzati“.

Qui il commento di Irene Manzi: 

Ci troviamo di fronte a una manovra senza prospettiva, inadeguata e di corto respiro. Alla prima vera legge di bilancio del governo Meloni, come si legge in un recente sondaggio pubblicato su un importante quotidiano nazionale, la pagella dei provvedimenti previsti dal governo non raggiunge la sufficienza: tra i cittadini emerge un giudizio critico rispetto alle promesse fatte in campagna elettorale. Impegni disattesi, a partire dalle pensioni con l’abolizione della Fornero, dalla cancellazione delle accise alla riduzione dell’Iva. I conti non tornano e la manovra è stata sonoramente bocciata anche dagli organismi indipendenti a partire da Banca d’Italia e Corte dei conti che rileva come ci sia un pericolo per la tenuta del welfare e della sanità pubblica. Esistono strumenti democratici per far sentire la propria voce rispetto alle scelte o non scelte fatte dagli esecutivi, tra cui lo sciopero che i lavoratori hanno il diritto di esercitare per chiedere modifiche alle misure varate dal governo. All’Esecutivo spetta il compito di ascoltare quelle rivendicazioni, magari provando anche ad aprire un tavolo di confronto nel merito per cercare di scongiurare forme di protesta come lo sciopero.

Ecco perché quando si è alla guida delle Istituzioni è inaccettabile mancare di rispetto o minacciare le organizzazioni dei lavoratori: la democrazia si fonda anche su sindacati liberi e forti e sulla loro rappresentanza e non è un caso che Orban dopo la pandemia indebolì proprio i sindacati via decreto, cancellando 30 anni di conquiste. Per ragioni legate al consenso e per distrarre da una manovra fatta male, si alimenta una narrazione populista – in cui questo governo è specialista – dei sindacalisti che vogliono fare il weekend lungo contro i poveri cittadini costretti a subire gli effetti dello sciopero, giocando pericolosamente sul senso comune. In una società sempre più sfaldata e atomizzata e con tante tipologie diverse di lavoro, molti purtroppo anche precari e di scarsa qualità, il tema dello sciopero e la presenza del sindacato e la sua diffusione è sempre più problematica. E certamente bisognerebbe affrontarla anche capendo come rompere alcune barriere e alcuni stereotipi.

Ma il Ministro Salvini, invece di preoccuparsi di come migliorare le infrastrutture del Paese e semplificare la vita di milioni di viaggiatori e pendolari che ogni giorno si confrontano con le inefficienze del sistema, getta benzina sul fuoco di uno scontro politico inaccettabile e pericoloso con i rappresentanti dei lavoratori etichettati come “fannulloni”. E così facendo, senza neppure rendersi conto del disastro che generano questi comportamenti irresponsabili sulla qualità della nostra vita democratica, mette in discussione il diritto di sciopero garantito dalla Costituzione. Un diritto pagato di tasca propria da chi scende in piazza per portare un’istanza che considera importante, per difendere un diritto, per migliorare la propria condizione e quella di tanti altri. Quando un lavoratore in un momento difficile come l’attuale, rinuncia ad otto ore di salario, vuol dire che sente con urgenza la necessità di far emergere un dissenso ed un disagio. Ed è un’offesa a milioni di lavoratori e lavoratrici etichettarli come sta provando a fare il Governo perché lo sciopero consente di dare valore alle richieste della parte più debole della società e lo Stato riducendo questa possibilità limita in maniera inaccettabile un diritto.

Invece di sedersi al tavolo e aprire una trattativa, come avviene nei paesi civili, si minaccia la precettazione, dando la sensazione di voler creare uno scontro ad uso elettorale contro i rappresentanti dei lavoratori, privandoli dello strumento più forte di lotta che hanno a disposizione. Il reale responsabile degli inevitabili disagi che i cittadini sopporteranno in caso di sciopero sarà proprio il ministro delle Infrastrutture troppo impegnato in queste ore in una polemica grave che non vuole portare ad alcuna soluzione concreta. Con un’aggravante: quella di rendere i sindacati soggetti politici contro cui scagliare le proprie invettive, facendoli diventare un bersaglio politico da colpire. Sono ben vivi i ricordi dell’assalto squadrista compiuto contro la sede della Cgil il 9 ottobre 2021. Vorremmo che tutti li tenessero a mente. Le parole sono pesanti e cavalcare un clima che etichetta le forze sindacali democratiche come superflue non fa nulla per evitare il ripetersi di scontri e affronti simili.

Irene Manzi / Partito Democratico

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