Elly più Maria Antonietta d’Asburgo che Giovanna d’Arco
Gli affondi e la violenza verbale di De Luca e lo snobismo spocchioso di Schlein
Al governatore non importa una cippa intimidire politicamente la segretaria per riportarla a più miti consigli, punta a tirare la corda, spara ad alzo zero per inasprire e esasperare la contrapposizione
“Mi imbarazza avere gente che consuma 300 euro l’ora per le imbecillità, e mi domando quale credibilità possa avere chi ha questo rapporto di coerenza tra il modo di vivere e il modo di parlare”. Vincenzo De Luca attacca ancora una volta Elly Schlein. Il nuovo e violento affondo, come i precedenti, contrariamente a quanto si possa pensare, non fa parte di una strategia di sottomissione, di logoramento o semplicemente di normalizzazione portata avanti dal presidente della Campania nei confronti del segretario nazionale del suo partito.
È abbastanza notorio che i due esponenti dem non si sono mai presi e, molto probabilmente, resteranno entrambi irremovibilmente fermi sulle rispettive posizioni: distinte e distanti le loro idee, troppo distinti e assai distanti le loro visioni del mondo e della politica.
Solo che a De Luca non importa una cippa intimidire politicamente la segretaria per riportarla a più miti consigli, a cominciare dalla polemica contro l’ipotesi del terzo mandato. Al contrario, a lui interessa alzare i toni dello scontro il più possibile, punta a tirare la corda, spara ad alzo zero per inasprire e esasperare la contrapposizione. De Luca sa bene, rispettando un canovaccio che gli ha quasi sempre giovato e con il quale ha spesso massimizzato il profitto politico, che ogni nemico per essere credibile e temibile deve essere prima di tutto reale e tangibile poi, eventualmente, solo dopo, letale.
È stata questa la vera intuizione comunicativa di Vincenzo De Luca messa a frutto nei tre decenni di intensa carriera politica consumata nei quattro mandati da sindaco di Salerno e due da presidente della Campania. Un’intuizione che si è trasformata nel tempo in una vera e propria capacità, sapientemente barriquata fino a farla diventare brand identitario che ha prodotto decine di imitazioni, tutte comunque mal riuscite.
Ecco, ancora oggi De Luca ha la necessità stringente di legittimare la Schlein nel ruolo di nuovo nemico, di raccontarla come espressione superba della “politica politicante”. La costruzione del nemico è parte ineliminabile del funzionamento della comunicazione (e, in uno, della politica) deluchiana e nei confronti di un avversario serio non è possibile, né conveniente utilizzare un linguaggio convenzionale, rispettoso. Quindi, ogni affondo è sempre bardato da una violenza verbale che lascia storditi, intriso di un sarcasmo al napalm, che brucia la pelle: “nel partito democratico – ha anche detto oggi De Luca rispondendo alle domande dei giornalisti a margine di una conferenza stampa – ci sono autentiche nullità politiche… a Roma ci sono il 90% di miracolati e cooptati che non sarebbero in grado di conquistare neanche il voto delle madri. Siamo arrivati a un punto tale di cialtroneria e delinquenza politica”.
Insomma, più il duello con la Schlein diventa esacerbato e più De Luca ne può beneficiare. Solo che, a differenza di altri epici duelli di De Luca del passato, come non rammentare quelli con Luigi Di Maio o Luigi De Magistris, contro Calderoli, Conte, Speranza o Giletti, questa volta la strategia dell’attacco diretto non sembra produrre gli stessi risultati. Elly Schlein per il momento continua a mantenersi in una terra di mezzo, in quanto sembra propendere per lo più per un atteggiamento di snobismo spocchioso, quando invece dovrebbe lanciarsi a testa bassa nella battaglia e raccogliere il guanto di sfida lanciatole da Vincenzo De Luca. Quest’ultimo, per un interesse di parte, le ha servito su un piatto d’argento la possibilità di mostrare coraggio e lottare contro tutto e tutti pur di liberare un partito accerchiato da più parti, mentre la Schlein pare si stia ritagliando una particina meno movimentata, meno coraggiosa, meno bellicosa, più Maria Antonietta d’Asburgo che Giovanna d’Arco.
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