Cosa significa che dieci anni fa la prima azienda al mondo era Apple, che produceva beni di consumo, e oggi è Amazon, che non produce beni, ma li consegna? Siccome siamo noi consumatori a decretare chi sia il primo al mondo, significa che vogliamo più individualismo ed efficienza su misura nostra o al massimo della nostra famiglia. Cosa c’entra, vi starete chiedendo, con le elezioni vinte dal centrodestra in Italia e Spagna? C’entra. Perché la politica non fa eccezione, a lei viene rivolta la stessa richiesta, e -svanite le appartenenze ideologiche- gli elettori ragionano come consumatori anche su quel fronte.

Non è un caso che, ovunque si voti, venga premiato chi garantisce libertà individuale e pochi vincoli statali. È il caso, in America, del Governatore della Florida Ron DeSantis, che -unico vincitore delle elezioni di Midterm americane, ora si candida alla Casa Bianca- e, ieri, in Spagna, di Isabel Ayuso, che sbanca per la seconda volta in due anni la regione di Madrid, addirittura rinunciando all’alleanza con Vox, partito nazionalista di Santiago Abascal (a ennesima testimonianza che, al contrario di quanto fatto in Italia, quando i pragmatici di centrodestra scelgono libertà e modernità, le estreme soffrono). Cosa hanno in comune, questi due signori? Che intendono gli elettori come consumatori esigenti, e che in funzione di questo hanno gestito in maniera prudente e libertaria, anziché dirigista, la pandemia Covid (DeSantis non chiudendo mai, Ayuso lasciando aperto e organizzando una libertà con distanziamento).

Oggi raccolgono i frutti di questa loro impostazione, come prima di loro ha fatto (e ieri ha continuato a fare) Meloni. Da ieri, col chiarissimo voto amministrativo in Italia e Spagna, dove Sanchez porta dritto a elezioni anticipate, parte la campagna elettorale per le elezioni Europee 2024. Esito possibile: una maggioranza senza i socialisti che pensano, su proposta del Pd italiano, alla patrimoniale europea. Per ottenerla, serve un’alleanza tra Conservatori e Popolari, che riformi il sistema istituzionale di un’Europa ancora incompiuta, gigante regolatorio ma ancora poco Stati Uniti d’Europa come la si vorrebbe noi europeisti.

Il centrodestra italiano non fa mistero che quello sia l’obiettivo, e i sondaggi attribuiscono al progetto il crisma della probabilità. Ma conti alla mano Ecr e Ppe da soli potrebbero non bastare. E allora, se nei Popolari c’è qualcuno che farebbe volentieri a meno dei Conservatori, il Terzo Polo, che fa? Resta oppositore, come afferma ancora oggi Renew Europe, o non esclude, come sembrano fare i liberali europei di Alde a fari spenti e malgrado gli annunci, un’alleanza col centrodestra europeo, con ciò condizionandone l’azione, essendo potenzialmente decisivi? E le scelte europee, consentite da una legge elettorale proporzionale e il conseguente assetto che ne risulterebbe, come si rifletterebbero sul piano nazionale italiano? C’è un anno di tempo. Le risposte arriveranno. E con esse, forse, qualche sorpresa…