Gli Houthi non si fermano. E questa volta a intervenire è stata di nuovo la Marina militare italiana, con nave Duilio che ha intercettato due droni partiti dallo Yemen. I velivoli, come ha scritto lo Stato maggiore della Difesa, sono stati abbattuti “in attuazione del principio di autodifesa”. Un modo per sottolineare ancora una volta i parametri entro cui si muove la missione europea Aspides, il cui compito è quello di tutelare la libertà di navigazione messa a repentaglio dalla milizia sciita. Il ministro Guido Crosetto ha commentato la notizia dell’intervento del Caio Duilio evidenziando la bravura dei militari italiani. Ma il titolare della Difesa ha anche aggiunto un altro elemento, quello dell’evoluzione del conflitto nel Mar Rosso. Quello specchio d’acqua è “una zona diventata pericolosa, una zona nella quale nelle ultime settimane si è passati dalle navi mercantili direttamente a quelle militari, presenti esclusivamente per garantire il passaggio delle prime – ha detto Crosetto – C’è una evoluzione continua di queste modalità di attacco, anche questa notte gli attacchi sono stati condotti in modo diverso e più pericoloso rispetto alle altre volte”.

La sfida del commercio

Lo sviluppo è ormai chiaro. Gli Houthi, la milizia dello Yemen che da quando è iniziata la guerra a Gaza ha innescato una vera e propria sfida al commercio che passa per le rotte di Aden, Bab el-Mandeb e Mar Rosso, ha alzato il tiro. Non si ferma finché non cessa la guerra a Gaza. Ma nel frattempo l’intenzione delle forze ribelli yemenite è anche quella di dimostrare di avere a disposizione un arsenale adatto a qualsiasi tipo di escalation. Anche prolungata. Poche ore prima del volo dei droni intercettato dal Duilio, le forze statunitensi avevano annunciato di avere compiuto sei attacchi contro le basi sciite nello Yemen distruggendo un drone sottomarino e 18 missili antinave. Mentre due giorni fa, a essere entrata nel mirino degli Houthi era stata un’altra nave commerciale, la “Pinocchio”, di proprietà di Singapore ma battente bandiera liberiana. L’attacco è stato rivendicato dagli Houthi che, attraverso un comunicato del portavoce militare, Yahya Sare’e, hanno definito il raid “una vittoria per l’ingiustizia contro il popolo palestinese e in risposta all’aggressione americana e britannica allo Yemen”. Mentre ieri, un primo messaggio è arrivato anche nei confronti dell’Italia, “colpevole” a detta dei miliziani, di essersi unita alla coalizione internazionale che tutela le rotte commerciali. Abdennaser Mahamed, un funzionario Houthi che fa parte del dipartimento dei media, ha detto all’Ansa che “l’abbattimento di nostri droni da parte della Marina militare italiana costituisce una nuova conferma che l’Italia si è voluta schierare a fianco dei nostri nemici e a difesa di Israele”. “L’Italia per il momento non è un nostro obiettivo diretto”, ha sottolineato l’esponente filorianiano. Ma è chiaro che tutto dipenderà dall’esito di questa escalation, e di quanto gli Houthi metteranno nel mirino le rotte che incrociano nelle acque del Mar Rosso.

Il futuro della crisi

Intanto, se l’Italia non è un obiettivo diretto degli attacchi, lo è comunque in via indiretta per i costi che la milizia sta imponendo al commercio globale che transita (anche) per la rotta di Suez. Attraverso quel corridoio marittimo passa il 12% di tutto l’interscambio mondiale nonché il 30% del traffico di container. L’impatto dell’escalation in questa fase è stato avvertito soprattutto per l’aumento dei costi del nolo delle navi e per il cambiamento delle rotte, dal momento che molte compagnie di navigazione hanno preferito ordinare ai propri equipaggi di circumnavigare l’Africa piuttosto che rischiare il passaggio nel collo di bottiglia che divide il Corno d’Africa dalla Penisola Araba. Ma la domanda che si pongono gli osservatori e le aziende riguarda anche il futuro di questa crisi.
In questa fase, soprattutto con l’inizio del Ramadan e senza un accordo di tregua tra Israele e Hamas, gli esperti concordano che gli Houthi non fermeranno i loro attacchi. Come parte del cosiddetto Asse della Resistenza che fa capo all’Iran, la milizia può sfruttare la guerra nella Striscia di Gaza per aumentare gli attacchi e rafforzare la propria posizione nel grande gioco mediorientale. Le tensioni a Gerusalemme per le limitazioni alla moschea di Al Aqsa così come i cento razzi piovuti sul nord di Israele dal Libano confermano che questo periodo può essere un pericoloso focolaio. In cui rientra anche la sfida degli Houthi.