L’ente va rafforzato con più informatici e professionisti del digitale
Gli lsu non bastano, al Comune di Napoli serve un piano di assunzioni
«Il Comune di Napoli assumerà circa 1.130 persone. Ma si tratta, per la stragrande maggioranza, di lavoratori precari che riceveranno un contratto. Non cambierà praticamente nulla: per rilanciare davvero i servizi della città e migliorare realmente il funzionamento della macchina amministrativa serve un piano straordinario che preveda almeno 4mila assunzioni». Lorenzo Medici, segretario regionale della Cisl Funzione Pubblica, fa il punto della situazione dopo il via libera della commissione ministeriale al piano di assunzioni 2020/2022 del Comune di Napoli.
Palazzo San Giacomo, quindi, dopo l’approvazione del bilancio, può procedere con il Piano di fabbisogno del personale 2020/2022. Entro il 31 dicembre ci saranno le prime 279 assunzioni volte alla stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili (Lsu). A queste se ne aggiungeranno altre 819 nel 2021 e 32 nel 2022 con contratti a tempo indeterminato per un totale complessivo di 1.130 assunzioni. Oltre gli Lsu, entro la fine di quest’anno il Comune di Napoli ha messo in agenda di stipulare contratti a tempo indeterminato mediante il reclutamento di tre istruttori direttivi/funzionari di area tecnica e di un istruttore direttivo/funzionario avvocato. La giunta arancione, da gennaio, assumerà 485 unità di personale con il corso-concorso Ripam. In più, avverrà l’assunzione, mediante concorso, di 21 unità suddivise tra istruttori/direttori scolastici, agronomi e avvocati.
Il Comune ha in programma di realizzare anche 285 progressioni verticali riservate al personale già assunto, l’assunzione di 60 dirigenti tramite concorso. I contratti a tempo determinato, invece, riguardano l’area educativa: 56 contratti già stipulati con scadenza 31 dicembre 2020 vengono prorogati fino al 30 giugno 2021; è in programma l’assunzione di altre 77 unità di cui almeno 44 maestre per il sostegno; ancora, nell’area della dirigenza, si contempla la proroga di ulteriori sei mesi i 41 contratti dei dirigenti dei servizi a tempo determinato; nell’area della cura del verde pubblico, infine, prevista la proroga di quattro contratti per agronomi.
Nel lungo elenco il ricorso alla parola “assunzioni” un po’ inganna. Per lo più si tratta della stabilizzazione dei lavoratori precari che da anni lavorano per l’ente, perchè le nuove forze che entreranno a far parte del Comune di Napoli saranno pochissime. In sostanza, il cambiamento avverrà nella vita dei precari, mentre non ci sarà alcun cambiamento nell’organizzazione dei servizi erogati ai cittadini. Considerando che il Comune, guidato da Luigi de Magistris, negli ultimi dieci anni è passato da un organico di 12mila dipendenti a uno di 4mila e 700, e considerando il fatto che le tasse sono altissime e i servizi praticamente inesistenti, la notizia non è proprio confortante. «Trovo giusto assumere i precari, ma l’amministrazione avrebbe dovuto fare anche assunzioni straordinarie – sottolinea Medici – e, soprattutto, iniziare a far entrare in squadra figure professionali al passo con i tempi. Mi riferisco a ingegneri informatici e professionisti del digitale. Così, invece, la Pubblica Amministrazione continuerà a essere inefficiente».
Il sindaco e le assunzioni non vanno d’accordo e la gestione delle partecipate ne è un ulteriore esempio. La Napoli Servizi ha 5mila dipendenti, più dell’intero Comune di Napoli che negli anni, però, l’ha sostenuta economicamente (il che ha contribuito a mandare a far lievitare il debito complessivo dell’ente). Inoltre Palazzo San Giacomo, negli ultimi dieci anni, non ha assunto dipendenti destinati agli uffici comunali ma ha reclutato un numero spropositato di staffisti (figure che entrano a far parte dell’organico senza aver superato un concorso, ma esclusivamente sulla base di un rapporto fiduciario) e solo il primo cittadino ne ha più di venti al seguito. Così Napoli, con 96,74 euro pro capite, è diventata la città che sborsa di più per il funzionamento degli organi istituzionali: circa il 10% della spesa corrente complessiva, pari a un miliardo e mezzo, di euro viene utilizzato per l’attività e il supporto agli organi esecutivi e legislativi.
I costi comprendono le spese relative all’ufficio del sindaco, gli organi legislativi e di governo a tutti i livelli dell’amministrazione, il personale consulente, amministrativo e politico assegnato agli uffici del primo cittadino e del corpo legislativo, oltre le attrezzature materiali di cui queste strutture si dotano. In definitiva, la gestione delle finanze comunali fa acqua da tutte le parti: gli staffisti sono troppi, i dipendenti in servizio negli uffici sono troppo pochi e l’ultima manovra firmata da Dema non sembra invertire la rotta.
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