Gli scenari di rischio nel nuovo Dpcm: come funziona il meccanismo di ‘divisione’ delle Regioni con 3 aree

Nel nuovo Dpcm che entrerà in vigore “entro mercoledì 4 novembre”, come annunciato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso delle comunicazioni alla Camera di oggi, saranno presenti un sistema di regole che dividerà le Regioni italiane in tre “scenari di rischio”, che vedono di zona in zona misure sempre più restrittive.

I PARAMETRI PER GLI SCENARI DI RISCHIO – Pur non avendo spiegato precisamente quali misure scatteranno nei diversi scenari, Conte ha fornito alcune indicazioni per capire quali sono i parametri per far rientrare una certa Regione in una di queste tre ‘aree’.

Una delle basi è ovviamente l’indice di contagio Rt, con l’allerta che scatta quando si supera il livello di 1,5. Attualmente, come indicato nell’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, sono 13 le Regioni oltre la soglia: Piemonte (2,16), Lombardia (2,09), Calabria (1,66), Emilia Romagna (1,63), Friuli Venezia Giulia (1,5), Lazio (1,51), Liguria (1,54), Molise (1,86), Provincia di Bolzano (1,96), Provincia di Trento (1,5), Puglia (1,65), Umbria (1,67) e Valle d’Aosta (1,89).

Ma l’indice Rt non è l’unico parametro per la classificazione di una Regione all’interno delle tre fasce di rischio. Lo stesso premier Conte ha spiegato nel corso del suo intervento alla Camera che vi sono 21 criteri che definiscono un “coefficiente di rischio”. Tra questi il presidente del Consiglio ha indicato “il numero dei casi sintomatici, i ricoveri, i casi nelle Rsa, la percentuale di tamponi positivi, il tempo medio tra sintomi e diagnosi, il numero di nuovi focolai, l’occupazione dei posti letto sulla base dell’effettiva disponibilità”.

Alla fine però a determinare in quale fascia verrà inserita la Regione sarà il ministero della Salute con un’ordinanza, sulla base del monitoraggio settimanale ed in coordinamento con il presidente dell’Ente.

GLI SCENARI SULLE MISURE RESTRITTIVE – Anche in questo non vi sono attualmente conferme sulle misure che verranno prese, ma è facile dedurre l’obiettivo dell’esecutivo dalle parole dello stesso premier Conte. Nello scenario ‘moderato’ resteranno in vigore le misure già adottata a livello nazionale, dal coprifuoco serale alla chiusura dei centri commerciali nei festivi, con la capienza al 50% del trasporto pubblico e la chiusura di musei.

È chiaro quindi che, se una Regione sarà in uno scenario peggiore, scatteranno automaticamente misure più restrittive. Nel documento dell’Istituto Superiore di Sanità in cui si mettevano nero su bianco i quattro scenari epidemiologici (divisi nelle tre fasce di rischio citate da Conte in Aula), si parlava di “strizioni generalizzate con estensione e durata da definirsi rispetto allo scenario epidemiologico”, ma anche di “limitazioni della mobilità da/per le zone interessate” e di “chiusura delle strutture scolastiche/universitarie”.

Va anche precisato che il passaggio tra la seconda e la terza fascia dipende da una variabile temporale: per ‘entrare’ nello scenario peggiore infatti una Regione dovrà avere parametri tecnico-scientifici (i 21 parametri citati precedentemente) molto negativi per 3 settimane consecutive.