Nel “Si&No” del Riformista del weekend spazio al dibattito sugli Stati Uniti d’Europa. E’ giusta l’idea? Favorevole Benedetto Della Vedova, deputato di +Europa, secondo cui “cosa resterebbe all’Occidente in questo scenario se non l’Unione“. Contrario invece Carlo Fidanza, europarlamentare di Fratelli d’Italia che ribatte: “Sono una chimera: l’Europa reale è solamente quella Confederale“.

Qui il commento di Carlo Fidanza:

L’establishment europeo sembra essere persuaso che ogni problematica comune possa essere risolta efficacemente solamente attraverso il trasferimento di nuove e ulteriori competenze dagli Stati nazionali a Beuxelles. Spinte da questa convinzione, presentata come l’unica versione possibile dell’“europeismo”, le istituzioni comuni continuano ad intraprendere azioni volte ad espandere le proprie competenze oltre quelle assegnategli dai Trattati. Tra il 1992, anno della firma del trattato di Maastricht, e il 2009, anno in cui è entrato in vigore il Trattato di Lisbona, vi è stata una continua accelerazione nella cessione di competenze dagli Stati membri verso le istituzioni comuni. Soltanto poche settimane fa il Parlamento europeo, su iniziativa di un piccolo gruppo di deputati iper-federalisti, ha approvato con una maggioranza risicata la risoluzione che dà avvio al processo di riforma dei Trattati. Una proposta molto spinta che non a caso ha evidenziato una forte spaccatura anche in alcuni gruppi della cosiddetta “maggioranza Ursula”. L’attribuzione all’Ue di decine di nuove competenze concorrenti e della competenza esclusiva addirittura in materia ambientale (uno dei temi più divisivi della legislatura che volge al termine),  il superamento dell’attuale Commissione a 27 per passare ad una Commissione a 15 Commissari scelti per nomina politica dal Presidente e non dai governi degli Stati membri, nonché altre proposte simili, hanno ulteriormente complicato il percorso per rendere più efficace il processo decisionale comunitario.

Non a caso anche il Consiglio conclusosi ieri non ha ritenuto di dover dare seguito a questa deriva e lo ha fatto con unità di intenti tra governi di diverso orientamento politico.
L’approccio turbo-centralista al processo d’integrazione rischia di minare la prosperità, la sicurezza e l’unità del nostro continente provocando un crescente allontanamento dei suoi cittadini, ampiamente manifestatosi in varie occasioni. Nel 2005 con l’esito dei referendum francese e olandese contro la proposta di Costituzione europea, fino alle ultime elezioni europee con la fine della maggioranza composta dai soli PPE e PSE. I cosiddetti “europeisti” fanno finta di non sentire e di non vedere. Per loro è sempre colpa degli altri, di chi non vuole “più Europa”.

L’obbiettivo politico dei Conservatori europei è quello di riportare l’Unione europea ad essere una comunità di nazioni sovrane fondata sulla visione euro-realista di un’Europa confederale, che rispetti i diritti e la legittimità democratica degli Stati membri. Al livello più vicino ai cittadini è attribuito il massimo delle competenze e, solo se necessario, le competenze sono delegate ai livelli superiori cioè alla Confederazione europea. Il nostro fine è quello di perseguire pace, libertà, sicurezza, sviluppo e benessere tra i popoli europei promuovendo la “civiltà europea” fondata su storia, geografia, valori, tradizioni e cultura condivisi. L’UE dovrebbe decidere di concentrare la sua azione e le risorse disponibili su un numero ristretto di settori. Per queste politiche, considerate prioritarie, l’UE deve essere dotata di strumenti più efficaci per attuare direttamente e far rispettare le decisioni collettive. In altri settori, invece, l’UE deve cessare di intervenire o farlo in misura minore.

Non serve ora riformare i trattati per poter consentire all’Ue di agire in maniera più efficace, in particolare in ambito di politica estera e di difesa. Si possono usare i trattati vigenti usando appieno strumenti quali la cooperazione rafforzata e l’astensione costruttiva. D’altronde la costruzione di una maggiore autonomia strategica e sovranità europea passa necessariamente da una più chiara visione politica, molto più che da una modifica delle procedure decisionali. Se i cittadini lo vorranno la prossima legislatura potrà essere davvero storica. Per la prima volta potrà formarsi una maggioranza di centro-destra in grado di trovare soluzioni concrete per la gestione dei migranti e il controllo delle frontiere, per il rilancio della nostra economia attraverso meno burocrazia, per una transizione ecologica improntata al pragmatismo e non all’ideologia green. Per un’Europa che non si vergogna del proprio passato e che vuole essere sovrana da un punto di vista militare, tecnologico, energetico e alimentare.

Carlo Fidanza / Europarlamentare Fratelli d’Italia

Autore