Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ne è sicuro: l’avanzata delle sue truppe nella regione russa di Kursk sta raggiungendo “gli obiettivi” che si erano prefissati. Il primo, già dichiarato nei giorni scorsi, è quello di creare una zona cuscinetto all’interno del territorio russo. “Questo è utile, molto utile per la nostra difesa: si tratta di distruggere la logistica dell’esercito russo e del consumo dei suoi riservisti. Dobbiamo infliggere il massimo danno a tutte le posizioni russe e lo stiamo facendo”, ha dichiarato Zelensky. Un altro obiettivo, sempre secondo il presidente, è avere fatto un numero di prigionieri sufficienti ad aumentare il “fondo di scambio” per riavere indietro gli ucraini catturati dalla Mosca.

Gli altri obiettivi sono soprattutto due: quello psicologico e quello logistico. E questi, anche se non dichiarati dal leader ucraino, rappresentano la chiave per comprendere l’importanza di questa incursione. Vladimir Putin mostra una miscela di calma e rabbia a un’opinione pubblica colpita dalla piega del conflitto. Ieri è sbarcato a Baku parlando addirittura di mediazione nel conflitto tra Armenia e Azerbaigian. “Tutti sanno che la Russia si trova a fronteggiare altre crisi, principalmente riguardo all’Ucraina. Ma le relazioni storiche della Russia con il Caucaso meridionale richiedono il nostro coinvolgimento in questi eventi, per quanto richiesto dalle parti”, ha dichiarato il capo del Cremlino. Forse un modo per far vedere che Mosca non dimentica quanto accade agli angoli del suo impero (o ex impero), anche se nel cuore della Russia si sta combattendo una delle sfide più difficili. D’altro canto, però, lo “zar” non può nemmeno fare finta di niente. Perché quello che avviene da settimane nella regione di Kursk è qualcosa che sta mettendo a dura prova la sua strategia. E la reazione, secondo molti analisti, sembra fin troppo tardiva. Il consigliere presidenziale russo, Yuri Ushakov, ieri ha ribadito quanto appariva ovvio già nei giorni scorsi, è cioè che al momento i negoziati con Kiev sono interrotti. “In questa fase, data questa avventura, non parleremo”, ha detto l’alto funzionario russo riferendosi alle affermazioni del consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, sul “convincere Mosca a partecipare a un processo negoziale equo”.

Nel frattempo l’incursione ucraina continua. E le truppe di Zelensky non sembrano intenzionate a fermare la loro avanzata. Il comitato investigativo russo ha confermato che “il 18 agosto, a seguito di bombardamenti mirati con l’uso di missili e armi di artiglieria su edifici residenziali e infrastrutture civili nel villaggio di Karyzh, nel distretto di Glushkovo della regione di Kursk, un terzo ponte sul fiume Seim è stato danneggiato”. Una dichiarazione che certifica la capacità delle forze di Kiev di colpire in profondità la regione e di puntare alle infrastrutture utili agli spostamenti delle truppe russe. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ieri ha di nuovo puntato il dito contro i media occidentali nella regione. “È la prova del loro coinvolgimento diretto nell’attuazione di un’aggressione ibrida su larga scala contro la Russia”, ha detto in un’intervista a Vzglyad. Ma lo spostamento del focus sui media e sull’Occidente può apparire anche come un modo per distogliere l’attenzione dalle falle nella sicurezza e su una risposta che, a questo punto, rischia di essere fuori tempo massimo.

Mosca sta continuando a colpire le truppe ucraine con artiglieria e bombardamenti aerei. Ma a fornire un’indicazione sulla portata dell’operazione di Kiev è stato ieri lo stesso ministero russo delle Emergenze, che ha parlato di 120mila persone evacuate da novi distretti. Mentre sempre nel sud della Russia, nella regione di Rostov, un drone ucraino (o un frammento di drone abbattuto) ha provocato un enorme incendio che ha devastato un hub con 70 depositi di carburante. Per Putin, dati allarmanti. Ma che allo stesso tempo non fermano la guerra sul fronte ucraino. E questo, per Zelensky e i suoi alleati, è un tema fondamentale. Ieri le forze russe hanno annunciato la conquista di un altro villaggio, Zalizne, e ora puntano su Toretsk. L’obiettivo del Cremlino è quello di arrivare nel più breve tempo a Pokrovsk, dove oggi è iniziata l’evacuazione dei bambini insieme ai loro genitori. E questa graduale avanzata di Mosca nel Donbass conferma l’allarme di molti analisti sui rischi di un impegno ucraino nel Kursk che distragga forze utili alla resistenza a est.