La sua bambina, a giorni, avrà tre settimane ma da quando l’ha messa al mondo non ha potuto ancora stringerla a sé. È la storia di Gloria,  la mamma positiva al coronavirus che a Dogliani, in provincia di Cuneo, lo scorso 15 marzo ha partorito una bambina nel pieno dell’emergenza. La sua storia raccontata, dal Corriere della Sera, era diventata un simbolo di rinascita durante la pandemia. Eppure, le ultime settimane sono state un incubo per la neomamma.

Già prima del parto, infatti, la sua più grande preoccupazione era che potessero stare male anche il marito e l’altra figlia di un anno, oltre a quella che portava in grembo. Ora, per fortuna, stanno tutti bene. Il marito e la figlia più grande hanno contratto il virus in forma asintomatica e ora sono definitivamente negativi. Lei, invece, da una settimana sta meglio ma è ancora in ospedale. La malattia, a cui ha aggiunto anche un parto cesareo, ha fatto tutto il suo lungo decorso.I medici sono ricorsi anche al il Cpac, il casco per la respirazione che per Gloria è stato “un dannato sacco di plastica nella quale ho tenuto la testa per 6 maledetti giorni, 140 ore, 8640 minuti”.

Ma l’amarezza più grande è per i momenti persi insieme alla piccola appena nata. “Questa malattia – racconta -mi ha privato di molti momenti e non lo meritavo. Mi sono persa la prima parte della vita di mia figlia, quella parte dell’imprinting materno, quella dell’odore di neonata, il primo bagnetto, il moncherino del cordone ombelicale, mi sono persa i suoi primi sguardi, non l’ho vista mentre tirava su la testolina la prima volta. Questo inferno non lo potrò dimenticare. Mi procurerà incubi per tutta la vita”.

Un dolore, il suo, che spera possa essere da monito ai genitori che stanno affrontando la quarantena da settimane: “Ricordatevi di essere genitori. E che i vostri figli non sono immuni. Salvatevi, ne avete le armi, basta stare a casa il più possibile. E se ancora volete uscire, fatelo. In casa, appena potrò, io ci starò volentieri».

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