Mentre a Niamey la giunta militare che ha preso il potere il 26 luglio ha deciso di processare l’ormai ex presidente Bazoum per alto tradimento, nella delicata area dei tre confini i terroristi islamici hanno ricominciato a colpire con forza. Questa zona che vede i confini di Niger, Mali e Burkina Faso intersecarsi è particolarmente pericolosa e qui i Jihadisti si muovono liberamente spostandosi da uno stato all’altro.

Il 9 agosto cinque soldati della guardia nazionale sono stati uccisi e altri quattro feriti in un attacco alla postazione militare di Borkou Borkou, vicino alla città mineraria di Samira, dove si estrae uranio. Il secondo attacco è stato invece il 13 agosto e questa volta sono stati sei i caduti, compreso il comandante di plotone. Si è trattata di un’imboscata in piena regola mentre i militari nigerini stavano inseguendo gli islamisti, quando una decina di motociclette hanno aperto il fuoco sui mezzi militari. Secondo il comunicato dell’esercito nigerino 10 terroristi sono stati uccisi e 4 moto distrutte. Il secondo agguato è avvenuto a Sanam, nella regione di Tillaberi sempre nell’area dei tre confini. Nessuno dei due attacchi è stato ufficialmente rivendicato, ma è probabile che sia stato lo Stato Islamico o una delle sue branche a colpire nella zona.

Il Consiglio Nazionale di Salvaguardia della Patria aveva preso il potere accusando il vecchio governo di non essere in grado di difendersi dai terroristi, ma questa nuova ondata di violenza dimostra quanto sia grande il problema del jihadismo in Africa occidentale.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi