Mai come in questo momento avverto un senso di frustrazione e di impotenza per il fatto che della Calabria non gliene fotte proprio niente a nessuno. Da quaranta anni sosteniamo che un vasto arco di forze ha trovato comodo ridurre la drammatica questione calabrese a mera questione criminale e, in tale ottica, Gratteri è stato letteralmente costruito, soprattutto dai media, come strumento dietro cui nascondere la scelta politica e istituzionale di non dare risposte credibili a una regione che si è andata disgregando giorno dopo giorno. E mai come oggi la Calabria è stata uno “sfasciume” umano, sociale e politico “pendulo sul mare”.

La ‘ndrangheta fa da padrona e se non si sente è perché ha deciso di non farsi sentire. Questa è la vera grande colpa di quanti si sono prestati (Gratteri in primis) a un gioco che ha aiutato a cancellare la Calabria da ogni agenda di governo. Senza sconfiggere né la criminalità organizzata né tanto meno quella comune. Quindi, sono rimasto sorpreso e perplesso quando ho letto l’editoriale di Sallusti “Gratteri, don Chisciotte e Sancho Pancia” con il direttore de Il Giornale nella parte di cavaliere dell’Ideale per il presunto coraggio di criticare Gratteri ritenuto un “intoccabile”.
Di vero c’è solo l’imbarazzato silenzio dei giornali che hanno dedicato intere paginate a Gratteri e tutte grodanti “ inni e canti “ al magnifico procuratore che il Cielo avrebbe destinato alla Calabria. Per il resto Sallusti si sbaglia e lo sa bene.

Il procuratore di Catanzaro è realmente un intoccabile ma solo se arresta calabresi, meglio se “sciancati”, interpretando gli umori delle caste che comandano in Italia. Ma se pensa a Milano troveranno mille modi per sbarrargli il passo. Sto leggendo il libro Strage di Stato e, da quanto ho finora letto, mi sembra indubbio il fatto che Gratteri abbia sbagliato a fare la prefazione al libro. Ma una prefazione rispetto a quanto è successo in Calabria negli ultimi trenta anni, è nulla. Eppure tutto è stato colpevolmente ignorato da quanti avevano l’obbligo di sapere.
Era il 2009 quando con un editoriale su Calabria ora diretto da Piero Sansonetti abbiamo denunciato quanto era avvenuto a Plati (Rc). E poi abbiamo parlato di “Metropolis” , di “Circolo Formato”, delle varie inchieste (sommarie) sulla sanità calabrese e sul delitto del vicepresidente del Consiglio regionale, on. Fortugno. Sino ad arrivare a “Rinascita Scott”, al confinamento (illegale) del presidente della Regione e all’arresto (illegittimo) del presidente del Consiglio regionale.

E ancora (e soprattutto) , di vite spezzate, di democrazia sospesa, di economia al lastrico ad opera della mafia e dell’antimafia, di oltraggi costanti alla Costituzione. Abbiamo combattuto in solitudine e non senza rischi, mai contro le persone ma solo per rompere il muro di sopraffazione e di indifferenza verso la Calabria. I fatti ci hanno dato ragione su tutto…. ma – ed in questi giorni è più evidente che mai- la Calabria non è Milano.