Una retata che ha coinvolto 254 persone: 139 finite in carcere, 51 ai domiciliari, 11 sottoposte all’obbligo di dimora e divieto di esercizio della professione e altre 52 indagate a piede libero. Sono i numeri del blitz avvenuto tra Cosenza e provincia e disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. Un’operazione scattata all’alba del primo settembre, una data probabilmente scelta non a caso dopo il periodo estivo di agosto, e che ha coinvolto polizia, carabinieri e guardia di finanza perché “un’inchiesta del genere non poteva farla una sola forza, visto che ognuno di loro già lavorava sulle famiglie di ‘ndrangheta, sul territorio”. Solo la polizia ha utilizzato circa 600 uomini per il blitz.

Una operazione di dimensioni simili a quella del dicembre del 2019, quando prima delle festività natalizie lo stesso Gratteri ottenne il via libera del Gip che dispose un’ordinanza, denominata Rinascita Scott, nei confronti di ben 334 presunti ndranghetisti. L’obiettivo da anni resta quello non di colpire i singoli gruppi malavitosi ma più organizzazioni insieme, confederate tra loro. Mission che spesso porta a operazioni sempre più mediatiche dove nella rete dei pm cadono anche persone che con la malavita non hanno nulla a che fare. Ma questo, così come già dimostrato dal Riesame o dal gup in Rinascita Scott, verrà stabilito successivamente.

Questa volta nel mirino di Gratteri sono finite le presunte cosche del Cosentino ed esponenti di primo piano della politica locale tra cui il sindaco di Rende, l’avvocato Marcello Manna, presidente anche di Anci Calabria, oltre all’assessore (sempre del comune di Rende) Giuseppe Munno e all’assessore dell’amministrazione di Cosenza Francesco Di Cicco. Molteplici i capi d’accusa per la maggior parte dei destinatari dei provvedimenti, quasi tutti appartenenti alla malavita cosentina sia di etnia nomade che italiana, tra cui associazione di tipo ‘ndranghetistico finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, a commettere delitti inerenti all’organizzazione illecita dell’attività di giochi – anche d’azzardo – e di scommesse, delitti di riciclaggio, auto-riciclaggio e trasferimento fraudolento di beni e valori, nonché in ordine ad altri numerosi delitti, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose.

In conferenza stampa, Gratteri non è entrato nei dettagli dell’inchiesta e ha invitato gli editori a cambiare la legge sul garantismo, quella che tutela i diritti degli indagati (da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento – indagini preliminari – fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile). Per il capo della procura di Catanzaro (che sognava l’Antimafia nazionale) bisogna “sensibilizzare i politici a cambiare la legge vigente” sull’impossibilità di “fornire dettagli sull’operazione anti-ndrangheta di stanotte a Cosenza e nell’hinterland, tantomeno confermare la fuga di notizie sul coinvolgimento di politici. Ma la stampa è potente…”. Poi ha stuzzicato l’ordine dei giornalisti e il sindacato: “Non ricordo sollevazioni quando è stata approvata la legge in questione il risultato oggi è questo”. “Finché non cambia non intendo essere né indagato né sottoposto a procedimento disciplinare” chiarisce.

Sulla maxi retata aggiunge: “E’ una inchiesta di livello superiore questa odierna perché a Cosenza avevano concertato una confederazione criminale unitaria che messi da parte gli screzi operava in modo congiunto e riconosciuto verso tutti”. Le investigazioni si sono sviluppate attraverso un’imponente attività di indagine di tipo tradizionale, consistente in attività tecniche, servizi sul territorio, riscontri “sul campo”, con una parallela poderosa attività di acquisizione e analisi di dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, corroborati dai relativi riscontri, oltre alla acquisizione di plurime emergenze di altri procedimenti penali.

La gravità indiziaria ha riguardato l’attuale operatività delle organizzazioni criminali nell’area cosentina, passate attraverso una importante rimodulazione degli equilibri sul territorio, curata dai “nuovi” presunti capi e gregari, legati al “nucleo stabile” degli storici esponenti dei gruppi criminali. Si tratta in particolare di gravi elementi indiziari circa l’attuale assetto dell’organizzazione criminale di ‘ndrangheta di Cosenza e del suo hinterland, articolata in diversi gruppi organicamente confederati, e tutti riconducibili ad una struttura di vertice, nello specifico riconducibili ai due principali gruppi, il clan degli italiani, nelle sue varie componenti, e il clan degli zingari, anch’esso con varie articolazioni, nell’assetto rideterminatosi a seguito delle complesse e altalenanti dinamiche relazionali tra gli stessi, nonché delle numerose vicende giudiziarie, con i relativi diversificati esiti, che li hanno interessati.

Contestualmente è stato eseguito, a cura dei Finanzieri GICO del Comando Provinciale di Catanzaro e lo SCICO di Roma, il sequestro preventivo d’urgenza disposto dal pm, che dovrà essere sottoposto al vaglio del Giudice per le Indagini Preliminari, di beni immobili, aziende, società, beni mobili registrati, riconducibili a numerosi indagati, per un valore stimato in oltre 72 milioni di euro, e consistenti, tra l’altro, in 78 fabbricati, tra i quali 5 ville, 44 terreni, per un’estensione complessiva di 26 ettari, in vari comuni della provincia di Cosenza, 57 quote di partecipazioni in attività produttive e commerciali al dettaglio e all’ingrosso in diversi settori (ristorazione con somministrazione, bar, abbigliamento produzione energia elettrica, agricoltura, lavanderie e lavanderie industriali, servizi nel settore dello spettacolo, noleggio attrezzature per spettacoli ed eventi, formazione culturale, edile), 39 complessi aziendali, anche di imprese del settore del c.d. “gaming” (scommesse on-line e sale giochi e biliardo), 20 ditte individuali attive nei vari settori delle attività produttive e commerciali (ristorazione, strutture turistiche e ricettive, agricoltura, bar, supporto rappresentazioni artistiche, intermediazione finanziaria), 7 associazioni non riconosciute, impegnate prevalentemente in ambito sportivo-ricreativo, uno Yacht, un aeromobile ultraleggero, un natante, 70 autovetture, 7 motoveicoli.

 

 

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.