Greco ai saluti, l’Amara uscita di scena del Procuratore di Milano: “Magistrati in primis devono rispettare le regole”

“Lascio una procura organizzata ed efficace i numeri e i risultati sono ben rappresentati al di là di tante chiacchiere e strumentalizzazioni”, ha detto Francesco Greco, procuratore capo di Milano, alla cerimonia di addio. Greco il 13 novembre compirà 70 anni e lascerà la magistratura. “Fra qualche giorno verrà presentato l’ultimo bilancio sociale che abbiamo stilato e i numeri e i risultati lo dimostrano”. Greco era diventato Procuratore nel 2016, da 43 anni nello stesso Palazzo di Giustizia. Arrivava da Roma (dove ha fatto da uditore in una breve parentesi) la sua città, anche se è nato a Napoli nel 1951. Cinque lunghi e complicati anni quelli a capo della Procura ambrosiana. Restano due procuratori aggiunti e diversi pm indagati dalla Procura di Brescia per la gestione dei casi più delicati nell’ultimo periodo, come la vicenda Eni Nigeria e il caso Amara. Successore da lunedì sarà Riccardo Targetti, ora procuratore aggiunto responsabile dei reati d’impresa, anche lui alla soglia dei 70 anni (andrà in pensione ad aprile).

Nessun accenno al Processo Eni, al caso della presunta Loggia Ungheria, ai 56 su 64 pm che si sono opposti al trasferimento di urgenza del collega Paolo Storari. Non era aria oggi, non era il giorno. L’attenzione mediatica degli ultimi mesi aveva fatto urlare il Procuratore all’accerchiamento. In un’intervista a Il Corriere della Sera dal sapore del congedo, a inizio settembre, aveva sottolineato con enfasi “il tentativo di decapitare la Procura di Milano”, “un simbolo che deve essere abbattuto”. La giornalista Milena Gabanelli gli chiedeva se ci fosse un disegno più ampio dietro tutto ciò: “Veda lei. Se stiamo ai fatti la Procura di Milano rappresenta da decenni un’anomalia, per la capacità di svolgere un ruolo cruciale e sempre innovativo sia sul fronte della legalità politica ed economica nazionale e internazionale, che nei fenomeni criminali che accompagnano il costume sociale”. E quindi chiosava: “Sono certo che questa Procura non cambierà pelle … almeno me lo auguro”.

Il Procuratore descriveva come “una coltellata alla schiena” il comportamento di Piercamillo Davigo nell’ambito del caso sulla Loggia Ungheria. Proprio Davigo era assente oggi alla cerimonia molto partecipata, come riporta Lapresse, con un’aula magna gremita per Greco. Assente anche Ilda Boccasssini. Presente invece Antonio Di Pietro. “Io sono venuto perché volevo ringraziare Francesco Greco e dirgli delle cose importanti che non avevo avuto modo di dirgli quando ho lasciato la magistratura”, ha detto Di Pietro mandando i suoi saluti proprio a Davigo. “Per me oggi era un momento così importante che ci sarebbero dovuti essere tutti” coloro che hanno fatto parte del pool di Mani Pulite, ha aggiunto Di Pietro, precisando però che per lui “c’erano tutti, o di persona o nel cuore”.

L’introduzione nella cerimonia del pm Elio Ramondini sui “43 anni, 10 mesi, 9 giorni, 14 ore e 10 minuti, ossia tutti il tempo che hai consumato a fare il magistrato qua”, ovvero lui che “ci hai protetto all’inizio della pandemia, hai colto subito che era una cosa seria”. Presente anche Gherardo Colombo e l’ex procuratore di Torino Sergio Spadaro. “All’inizio non ci azzeccavo molto con questa procura – ha aggiunto ancora Di Pietro – e non ci azzeccavo molto nemmeno con Milano. Vorrei ringraziare Francesco Greco perché” all’interno del pool di Mani Pulite “mi ha insegnato a fare squadra” e “a stare bene con gli altri” e quindi “abbiamo fatto quello che abbiamo fatto perché volevamo fare bene il nostro lavoro, arrestare dei delinquenti al di là dei risvolti politici”. Colombo ha ricordato il giorno in cui con Greco appresero la notizia “del secondo suicidio in pochi giorni”, quello di Raul Gardini, dopo quello di Cagliari, e gli anni passati insieme, fatti anche “di tante sofferenze e tanti dolori. Sono contento di essere qui a ricordare il passato, ma proiettati verso il futuro perché c’è una vita fuori, si può fare molto anche fuori”

Greco, esperto di reati economico-finanziari, ha ricordato che quando ha preso le redini dell’ufficio da Edmondo Bruti Liberati, anche lui presente, “avevamo una giacenza di 130 mila processi, e noi l’abbiamo abbattuto a 80mila”. E che quindi “lascio una Procura che è in grado di affrontare le sfide nuove e complesse che derivano dal cambiamento del mondo e che proiettano il nostro lavoro in una dimensione sempre più globale, se è vero come è vero che la corruzione non ha confini. Io vedo sempre più un lavoro proiettato nel controllo del web” e nel “contrasto a cybercrime”. Nei suoi 5 anni da procuratore ha coordinato anche le indagini ‘Mensa dei Poveri’, quella sulla Lombardia Film Commission, l’inchiesta sullo sfruttamento dei rider e il caso di Dj Fabo.

“Serve un profondo rispetto delle regole che devono essere rispettate in primis proprio dai magistrati – ha aggiunto ancora Greco – Non è la prima e non sarà l’ultima tempesta che questo ufficio dovrà affrontare”. Certo senza la loggia Ungheria, senza le dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara che hanno portato a un polverone e a un caso ancora tutto da decifrare e all’iscrizione nel registro degli indagati dello stesso Greco (per omissione d’atti d’ufficio, posizione comunque archiviata) l’addio sarebbe stato senz’altro più dolce.