Regole ignorate e alibi contorti
Greco, Davigo, Storari e il Csm: tutte le anomalie del caso Amara
Se ancora non si conoscono i nomi degli appartenenti alla loggia Ungheria, diverso è il discorso per i reati e i potenziali illeciti disciplinari commessi dai magistrati che, a vario titolo, si sono interessati dei verbali di interrogatorio resi dall’avvocato Piero Amara. Nonostante le “cautele” delle varie Procure che si stanno occupando del caso, sono tanti gli interrogativi ancora senza risposta. I fatti sono noti. Amara, l’ideatore del “Sistema Siracusa”, viene interrogato quattro volte dai pm di Milano fra novembre e dicembre del 2019 a proposito dei depistaggi nel processo Eni-Nigeria. Il primo interrogatorio è del 18 novembre, l’ultimo del 16 dicembre.
Durante questi interrogatori, fra le varie cose, Amara ammette l’esistenza di una loggia super segreta composta da magistrati, imprenditori, professionisti, alti ufficiali delle Forze di Polizia, finalizzata a pilotare le nomine dei capi degli uffici giudiziari al Consiglio superiore della magistratura e ad aggiustare i processi. Ad interrogare Amara sono il procuratore aggiunto di Milano Laura Pedio e il pm Paolo Storari. Il 29 gennaio successivo, Pedio e Storari, d’intesa con il procuratore Francesco Greco, trasmettono questi quattro verbali “parzialmente omissati” ai colleghi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro che stanno sostenendo l’accusa nel processo milanese Eni-Nigeria. De Pasquale, aggiunto e capo del Dipartimento reati economici transazionali, tenterà di far entrare nel dibattimento uno di questi verbali, quello in cui Amara afferma di aver saputo che gli avvocati degli imputati avevano “accesso” presso il presidente del collegio Marco Tremolada. Il tentativo non andrà a buon fine e i verbali saranno trasmessi alla Procura di Brescia, competente per i reati commessi dalle toghe del capoluogo lombardo, che archivierà.
Storari, vedendo però che sulla loggia Ungheria le indagini non vanno avanti, decide di informare Piercamillo Davigo, allora potente consigliere del Csm, consegnandogli i verbali in formato word e senza firma nel successivo mese di marzo. L’ex pm di Mani pulite ricevuti i verbali avrebbe allora informato il vice presidente del Csm David Ermini, il procuratore generale della Cassazione, alcuni consiglieri del Csm, il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra. Interlocuzioni “informali” per non compromettere le investigazioni. Quando a ottobre dello scorso anno Davigo va in pensione per raggiunti limiti di età, i verbali, rimasti fino a quel momento nel suo ufficio, sarebbero stati inviati dalla segretaria Marcella Contrafatto alle redazioni di Repubblica e del Fatto Quotidiano. Per questa vicenda, ad oggi, a essere indagati sono Storari, per rivelazione del segreto d’ufficio e la stessa Contrafatto. Ma gli altri?
Francesco Greco
Il procuratore della Repubblica di Milano è “accusato” di aver rallentato le indagini sulla loggia Ungheria. Un premessa: i rapporti fra segreto investigativo e poteri del Csm sono disciplinati da una circolare del 1994. Il pm che procede, si legge nella circolare, deve dare «immediata comunicazione al Csm con plico riservato al Comitato di presidenza di tutte le notizie di reato nonché di tutti gli altri fatti e circostanze concernenti magistrati che possono avere rilevanza rispetto alle competenze del Consiglio». «Gli uffici – prosegue la circolare – avranno cura di informare di propria iniziativa anche delle varie fasi e gradi del procedimento». Nessuna delle due cose pare sia stata fatta. Perché? Una ulteriore circolare del 1995 prevede, poi, che ci siano aggiornamenti “ogni tre mesi”.
I procuratori generali hanno sul punto un obbligo di vigilanza. Ma non potendo accedere ai registri tale obbligo rimane spesso lettera morta. Come in questo caso. Il procuratore della Repubblica, va ricordato, ha la supervisione sull’operato dei propri pm. Amara è stato sentito nei mesi di novembre e dicembre. Le prime iscrizioni risalgono al 9 maggio 2021. Come mai questo ritardo di quasi sei mesi? Quali attività istruttorie sono state effettuate? Mistero. Il pm ha l’obbligo di iscrivere la notizia di reato senza ritardo. Pena una contestazione disciplinare.
Paolo Storari
Oltre al reato di rivelazione del segreto, come mai non ha informato del contrasto con il procuratore sulle iscrizioni nel registro degli indagati il Csm e il procuratore generale? E che rapporti ha avuto con l’aggiunto Pedio? Perché si è esposto al rischio di essere indagato, come poi avvenuto, informando Davigo? Altra domanda al momento senza risposta.
Piercamillo Davigo
Il comportamento dell’ex pm di Mani pulite è quello più incredibile, considerata la sua esperienza. Davigo, appresa la notizia da Storari, avrebbe dovuto subito informare il Comitato di presidenza del Csm e a sua volta la prima commissione di Palazzo dei Marescialli. Le informazioni dovevano avvenire nelle forme “previste”. Certamente non a voce. E perché ha tenuto per mesi questi verbali senza consegnarli a nessuno? Cosa stava aspettando?
I componenti del Csm ed il vice presidente Ermini
Diversi consiglieri ed Ermini sarebbero stati informati da Davigo di questa vicenda. Che cosa hanno fatto? Allo stato sembrerebbe nulla. Nino Di Matteo, che aveva ricevuto in forma anonima i verbali, era intervenuto in Plenum dicendo di aver già informato l’autorità giudiziaria di Perugia. Quando è avvenuto l’inoltro? Il giorno stesso o settimane prima? E anche lui ha informato il Comitato di presidenza del Csm? Sulla vicenda abbiano chiesto lumi all’ex laico del Csm Antonio Leone.
«In quattro anni al Csm non ho mai avuto il “piacere” di ricevere da parte di qualche pm dei verbali sottoposti al segreto investigativo. Forse perché non avevo pm amici o che volevano tutela», ha esordito Leone, sottolineando come sia «irrituale, per utilizzare un termine che va molto di moda in questo periodo, che un consigliere del Csm riceva il presidente della Commissione parlamentare antimafia nella tromba delle scale di Palazzo dei Marescialli: forse Davigo aveva timore che nell’aria aleggiasse qualche trojan indesiderato». «Vorrei sapere a che titolo il presidente della Commissione parlamentare antimafia deve essere informato su un procedimento penale durante la fase delle indagini preliminari», ha poi aggiunto Leone.
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