Il dibattito sull'obbligo per ristoranti e trasporti
Green pass ‘esteso’, apertura di Gelmini: “Trovare una via italiana”. Ma Salvini frena
Non farà come Emmanuel Macron, ma l’Italia pur senza inseguire “modelli stranieri”, sarà in grado di trovare una “via italiana” all’utilizzo “ampio” del Green Pass, per “incentivare le vaccinazioni” contro il Coronavirus. A dirlo è Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali, intervenendo nella sede del Parlamento Europeo, a Bruxelles, per una serie di incontri istituzionali.
La mossa francese di rendere obbligatorio da agosto l’uso del green pass per poter usufruire dei servizi di bar, ristoranti, trasporti, fa proseliti anche nel nostro Paese. L’idea piace in particolare al Partito Democratico e al ministro della Salute Roberto Speranza, considerato un metodo efficace per evitare nuove chiusure di locali e attività in caso di una importante ondata di casi ‘trainata’ dalla variante Delta, oltre ad una ulteriore spinta per convincere gli italiani ‘scettici’ a vaccinarsi.
Che l’Italia “non deve più chiudere” lo ha ribadito anche la stessa Gelmini. “Dobbiamo proseguire con il mantenimento delle riaperture, che sono il frutto di un grande lavoro. E quindi sicuramente il governo dovrà valutare l’utilizzo del Green Pass: sicuramente il governo Draghi e l’Italia saranno in grado di trovare una via italiana”, ha spiegato il ministro.
Una posizione, quella della Gelmini, che non trova d’accordo i compagni del centrodestra. Giorgia Meloni da Fratelli d’Italia la trova “una follia anticostituzionale” da “respingere con forza”, mentre Matteo Salvini oggi, dopo aver incontrato il premier Mario Draghi, ha bocciato il modello francese. “L’obbligo, la costrizione, chiedere il green pass per chi prende l’autobus o un caffè è fuori discussione”, ha spiegato l’ex ministro dell’Interno.
Ma sempre nel centrodestra al dibattito sul green pass ‘ampio’ partecipa anche Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione che si è detto “favorevole” alla sua estensione “per il ritorno alla normalità di tutte le attività, e in particolare per garantire le esigenze di socializzazione nella scuola, sui luoghi di lavoro e nelle occasioni ludiche e di svago”.
In ordine sparso anche i governatori. Favorevoli al green pass ‘alla francese’ sono per esempio il presidente della Liguria Giovanni Toti e l’assessore l’assessore alla Salute del Lazio, Antonio D’Amato, per il quale “sarebbe utile che il Governo decidesse in che maniera vada utilizzato il certificato verde, possibilmente con la vaccinazione completa, prima di adottare misure restrittive”.
Più tiepido il governatore lombardo, Attilio Fontana, convinto che questo tipo di provvedimento “oltre a non essere possibile in Italia per privacy, in Lombardia non è necessario”. Per Massimiliano Fedriga, numero del Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni, il pass sanitario deve essere “sfruttato meglio”, spiega al Messaggero Veneto, proponendo in tal senso l’apertura di un tavolo di confronto per decidere il da farsi.
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