Per la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese andare al ristorante con il Green Pass “è come andare al cinema e mostrare il biglietto”. Un paragone arrivato durante una diretta sul sito internet del quotidiano La Stampa. Nessuna invasione della privacy né diritti costituzionali calpestati come denunciato nei giorni e nelle settimane scorse da quella parte di ristoratori ed esercenti in protesta per l’entrata in vigore del Green Pass.
Il Certificato Verde è entrato in vigore da venerdì scorso per luoghi ed eventi pubblici e da settembre lo sarà anche per la scuola e i trasporti a determinate condizioni. Il documento attesta la vaccinazione, la guarigione dal covid-19 negli ultimi sei mesi o un tampone dall’esito negativo nelle ultime 48 or2. Soprattutto, la titolare del Viminale ha chiarito un aspetto sul quale pure si era scatenato il dibattito negli ultimi giorni: “Certo non sono tenuti a chiedere la carta d’identità e faremo una circolare come Viminale per spiegare che non sono tenuti a farlo. Nessun pretende che gli esercenti chiedano i documenti, i ristoratori non devono fare i poliziotti”.
Era stato posto infatti il caso in cui una persona, per eludere il controllo, mostrasse un Green Pass appartenente a qualcun altro. Lamorgese ha fatto chiarezza. Il Corriere della Sera ha scritto che la precisazione potrebbe essere chiarita anche con una Faq pubblicata sul sito del governo. “Non si può pensare che l’attività di controllo venga svolta dalle forze di polizia. Significherebbe distoglierle dal loro compito prioritario che è garantire la sicurezza, anche della criminalità”. La ministra non ha escluso controlli a campione nei locali da parte della polizia amministrativa.
I pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio in caso di non corrispondenza tra l’identità espressa sul Green Pass e quella del cittadino può elevare una sanzione e una denuncia per falso. Il decreto in vigore che ha introdotto il Certificato prevede sanzioni da 400 a 1.000 per chi è sprovvisto del Pass e per chi non ha controllato. I gestori dei locali nel caso in cui “la violazione è ripetuta per almeno tre volte in tre giorni diversi” rischiano “la chiusura, da 1 a 10 giorni, dell’attività imprenditoriale”.