Il dibattito sul certificato verde
Green pass: se i dubbi favoriscono la ribellione… vietato dubitare?
Non era imprevedibile che si arrivasse a questo punto: siccome certi dubbi sull’appropriatezza delle politiche di contrasto dell’epidemia favorirebbero il montare di fenomeni sediziosi e ne giustificherebbero le istanze; siccome quei pericolosi vaneggiamenti sarebbero strumentalmente fagocitati nelle retoriche ammiccanti e cospirazioniste di movimenti e partiti politici irresponsabili; siccome dunque – eccoci – quelle propalazioni ammantate di rispettabilità accademica attentano oggettivamente alla tenuta democratica del Paese, assimilato a un ordinamento ormai proclive alla soluzione autoritaria e perciò meritevole di avversione sbrigliata e violenta, allora… Allora che cosa? Allora quei dubbi, e chi oltraggiosamente li diffonde, devono essere banditi dal discorso pubblico.
Siamo a un passo, a un piccolissimo passo, dalla distribuzione dei diritti – di manifestazione del pensiero, di associazione, di professione intellettuale – secondo che si tratti di pensieri ben incanalati o invece divergenti dalla rotaia ufficiale, di associazioni democraticamente virtuose anziché nutrienti il teppismo antivaccinale, e infine di professione intellettuale bensì libera, ma a patto che non interferisca con la libertà altrui di metterla fuori legge.
Il sacrosanto diritto di criticare, e perfino di sbertucciare, chi si lascia andare a una presunta scemenza non ha nulla a che vedere con il fiato millenarista che rigonfia il verbo “Green Pass e Ordine” identicamente ripetuto da questa medesima specie di perbenismo intollerante che, non a caso ma pour cause, accomuna tanti a destra e a manca.
Chi poi rispondesse che questi pericoli non ci sono perché quelle idee dissonanti possono comunque circolare, semplicemente mostrerebbe di non accorgersi che si comincia proprio così: mettendole in zona di pubblico sospetto, poi sotto cauta osservazione poliziesca e giudiziaria, nell’attesa dei tempi maturi per allargare le braccia di fronte alla necessità della soluzione ulteriore.
———
Va bene, Iuri, ma dimmi una cosa: se uno mi viene a spiegare che Draghi è peggio di Stalin io posso dirgli che è un… vabbé decidi tu l’aggettivo.
© Riproduzione riservata