Vittoria per Greta Thunberg a Londra, dove era sotto processo per disturbo della quiete pubblica in riferimento a una una manifestazione contro l’industria del petrolio e del gas a cui aveva partecipato lo scorso ottobre. In questo nuovo processo contro la 21enne attivista svedese, il giudice della Westminster Magistrates Court, nel centro della capitale britannica, ha deciso di far cadere le accuse, criticando la polizia per l’eccessiva repressione.

Il 17 ottobre, 26 attivisti sono stati arrestati per aver disturbato l’accesso all’Energy Intelligence Forum, una conferenza a cui partecipano le principali compagnie petrolifere e del gas in un hotel di lusso della capitale britannica. Greta Thunberg è stata perseguita per non aver rispettato l’ordine della polizia londinese di non bloccare l’accesso all’hotel dove si stava svolgendo la conferenza. Ma il giudice John Law ha stabilito che le condizioni in cui si è svolta la manifestazione sono state “irragionevolmente imposte” dalla polizia agli attivisti presenti nella sede, e che altre misure “erano disponibili e avrebbero potuto essere messe in atto”. Di conseguenza, “chiunque non abbia rispettato queste regole non ha commesso un reato”, ha aggiunto.

Il verdetto del giudice John Law è arrivato al secondo giorno del processo che vedeva imputati anche altri manifestanti. Greta con una trentina di attivisti aveva cercato di impedire l’accesso all’Energy Intelligence Forum, evento a porte chiuse che riuniva nella capitale britannica i vertici di vari colossi mondiali degli idrocarburi, di banche e altre società di business, nonché esponenti del governo conservatore britannico di Rishi Sunak, accusato da più parti negli ultimi mesi d’aver annacquato impegni assunti in sede internazionale in anni recenti sulle tappe intermedie del percorso verso l’azzeramento delle emissioni di CO2 (net zero) entro il 2050.

Gli attivisti erano stati arrestati per non aver rispettato l’ingiunzione della polizia di Londra di non bloccare l’accesso all’hotel dove si svolgeva la conferenza. Ma stando al giudice queste condizioni sono state “irragionevolmente imposte” dalle forze dell’ordine ai manifestanti, pertanto “chi non ha rispettato quelle regole non ha commesso alcun reato”. Il verdetto è stato accolto come “una vittoria per il diritto di protestare” da parte di Greenpeace UK.

“È ridicolo che sempre più attivisti del clima si trovino in tribunale per aver esercitato pacificamente il loro diritto di protestare, mentre i giganti dei combustibili fossili come Shell possono raccogliere miliardi di profitti dalla vendita di combustibili fossili dannosi per il clima”, ha dichiarato Maja Darlington parlando a nome del gruppo ambientalista.

Redazione

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