Una stoccata del sindaco di Roma Roberto Gualtieri fa tremare gli equilibri interni che reggono la Capitale. “Il sindaco sono io, non Bettini”, sbotta il primo cittadino romano in Campidoglio durante la riunione del 26 novembre sulle nomine dei consigli di amministrazione, presidenze di società partecipate che fatturano milioni di euro in una Roma fatta di intrecci e relazioni. Sul tavolo, la scelta di chi guiderà i teatri, il PalaExpo, musei come Macro, Eur spa, l’Auditorium, Zètema: in tutto, ottantadue le società, di primo e secondo livello, dove il Comune ha voce in capitolo.

Le sfogo di Gualtieri, come riporta il Foglio in un’esclusiva, lascia sbigottiti i presenti, per i dubbi sollevati sul ruolo dell’esponente del Pd Goffredo Bettini: il ministro della Cultura Dario Franceschini, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, l’assessore alla cultura Miguel Gotor, il deputato del Pd Claudio Mancini, il segretario generale del ministero della Cultura Salvo Nastasi rimangono increduli.

E al loro stupore si aggiunge quello dei “tecnici”, chiamati per posizionare figure e indicare nomi in quella che è una scatola cinese riportante la dicitura S.P.Q.R. Tra gli altri, ci sono anche Andrea Cocco, vicecapo di gabinetto di Zingaretti e Albino Ruberti, arrivato in prestito dalla Regione Lazio. Dopo la sfuriata, la riunione finisce male. E senza nessun risultato: il pacchetto delle nomine resta congelato.

Bettini, che negli anni ha mosso la macchina del Pd romano, non accetta di essere messo all’angolo. L’ex senatore della Repubblica si sente tradito, dal momento che lo sfregio è arrivato dal sindaco “che ho fatto eleggere io”, si sfoga al telefono con tutti i partecipanti alla riunione che tentano di calmarlo. E lancia minacce al vetriolo: “Stia attento Gualtieri: come ho fatto cadere Marino, dando il mio via libera, posso fare altrettanto con lui”, lo sentono urlare al telefono con almeno due fonti, consultate dal Foglio.

Gualtieri cerca di salvare il salvabile. Chiama Bettini, ma il telefono squilla senza ricevere risposta. A nulla servono gli appelli alla calma lanciati dai membri del gotha del Pd. Una email esplosiva arrivata nella posta elettronica del primo cittadino di Roma fa tremare il Campidoglio. Il “caro Roberto” iniziale inganna, ma non addolcisce l’attacco violento per sottolineare un tradimento della militanza e degli ideali comuni.

L’email fa il giro tra i membri del Pd e arriva fino al Nazareno, sotto gli occhi di Enrico Letta. Viene incaricato Claudio Mancini per allentare la tensione. Ma non c’è nulla da fare: la frattura fra Bettini e Gualtieri non si è ancora ricomposta.

Nel pomeriggio arrivano le parole del primo cittadino di Roma, che cerca di allentare la tensione e allontanare le critiche. “In merito ad un articolo pubblicato sul Foglio questa mattina ho l’obbligo di precisare che quella con il Ministro Franceschini, il Presidente Zingaretti e l’assessore Gotor è stata una normale riunione di lavoro dedicata ai tantissimi temi che richiedono la cooperazione fra Roma Capitale, Governo e Regione nell’ambito della cultura, a partire dagli enti di cui le tre istituzioni sono insieme soci e dai progetti comuni sui musei e i parchi archeologici. Il resto dell’articolo per quanto mi riguarda è una ricostruzione fantasiosa che non corrisponde alla realtà, in particolare riguardo alle presunte pressioni di Goffredo Bettini per condizionare le scelte dell’amministrazione su questi temi o a inesistenti dissapori tra di noi”, ha scritto Gualtieri in una lettera indirizzata alla redazione de Il Foglio.