Aiuti a Gaza ma niente tregua. E’ quanto deciso dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu che ha approvato la risoluzione presentata dagli Emirati per Gaza con 13 “sì”, nessun no e due astensioni: Stati Uniti e Russia che sono entrambi membri permanenti del Consiglio Onu e con diritto di veto, si sono astenuti. La risoluzione approvata prevede di accelerare le consegne di aiuti ai civili nella Striscia di Gaza, ma non chiede un cessate il fuoco né una sospensione delle ostilità.
Il testo della risoluzione è stato negoziato per una settimana e mezza con diplomazia di alto livello, in particolare da parte degli Emirati Arabi Uniti, che avevano proposto la bozza, e degli Stati Uniti. L’astensione degli Usa nel voto di oggi ha evitato un secondo veto su una risoluzione su Gaza.

Onu, veto Usa a emendamento Russia su tregua a Gaza

Prima del voto sulla risoluzione, la Russia aveva proposto un emendamento che avrebbe ripristinato la richiesta di sospensione delle ostilità ma l’emendamento non è passato: gli Usa hanno posto il loro veto votando contro questo emendamento, mentre altri 10 membri hanno votato a favore e quattro si sono astenuti.

Intervenendo prima del voto, Lana Zaki Nusseibeh, ambasciatrice e rappresentante permanente degli Emirati Arabi Uniti (EAU), ha sottolineato la terribile situazione umanitaria a Gaza, mettendo in guardia sui rischi di una carestia incombente. Ha osservato che il progetto di risoluzione è il “prodotto di ampie consultazioni e impegno tra i membri del Consiglio e le parti interessate, in particolare Egitto e Palestina”. “Lo scopo di questo testo è molto semplice: risponde con l’azione alla terribile situazione umanitaria sul campo per il popolo palestinese che subisce il peso di questo conflitto, proteggendo allo stesso tempo coloro che cercano di fornire aiuti salvavita”, ha affermato la diplomatica degli Emirati. “Si richiede il rilascio urgente degli ostaggi e l’accesso umanitario per soddisfare le loro esigenze mediche”, ha aggiunto.

Aiuti a Gaza, cosa prevede risoluzione Onu

“Pause e corridoi umanitari urgenti ed estesi in tutta la Striscia per un numero sufficiente di giorni per consentire un accesso umanitario completo, rapido, sicuro e senza ostacoli”. E’ quanto prevede la risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni. Nel testo concordato è scritto anche quando e come creare le condizioni per porre fine o almeno sospendere i combattimenti nella Striscia di Gaza. Il punto di maggior attrito tra i Paesi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stato sul ruolo di Israele nel decidere quali aiuti possono arrivare e se chiedere un cessate il fuoco, la cessazione o la sospensione delle ostilità.

Guterres: “Offensiva Israele è problema per aiuti”

Secondo il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, l’offensiva di Israele è “il vero problema” nella consegna di aiuti alla Striscia di Gaza. “Il vero problema è che la modalità con cui Israele conduce questa offensiva sta creando ostacoli alla distribuzione di aiuti umanitari a Gaza. Un cessate il fuoco umanitario è l’unico modo per andare incontro ai disperati bisogni della popolazione di Gaza”, ha aggiunto Guterres.

Aiuti Onu, reazione Israele: “Guerra fino a rilascio ostaggi”

“Israele continuerà la guerra fino al rilascio di tutti i rapiti e all’eliminazione di Hamas nella Striscia di Gaza”. Lo ha detto il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen definendo tuttavia “giusta la decisione del Consiglio di sicurezza che l’Onu garantisca una razionalizzazione nel trasferimento degli aiuti umanitari e assicurarsi che arrivino a destinazione e non ad Hamas”. Israele, ha aggiunto, “continuerà ad agire secondo il diritto internazionale, ma rivedrà tutti gli aiuti umanitari a Gaza per ragioni di sicurezza”.

Gaza, allarme Oxfam: “90% popolazione può morire di fame”

Nelle scorse ore, Paolo Pezzati, portavoce di Oxfam Italia per le crisi umanitarie, aveva lanciato l’allarme: “Lasciare la popolazione di Gaza senza acqua e cibo è un atto premeditato e costituisce un crimine di guerra del Governo israeliano. La catastrofe umanitaria in corso è la prova inconfutabile che gli attacchi di Israele hanno portato al collasso il già fragile sistema alimentare nella Striscia”. Secondo Pezzati, “il 90% della popolazione, pur salvandosi dagli attacchi, potrebbe morire di fame”. Il portavoce di Oxfam sostiene che “senza un immediato cessate il fuoco e un massiccio ingresso di aiuti, Gaza non potrà che finire nella morsa della carestia. È inconcepibile che nel 2023 la fame venga usata come arma di guerra contro donne, bambini, neonati, anziani e persone malate. L’orrore provato da ogni madre incapace di nutrire il proprio figlio è l’orrore che tutta Gaza oggi sta vivendo”.

Gaza, Ong e Nazioni Unite: “Oltre mezzo milione a livelli catastrofici di fame”

Secondo un rapporto di agenzie delle Nazioni Unite e Ong, il numero di persone che potrebbero morire di fame è elevato ma decisamente ridimensionato rispetto alle stime di Oxfam. Secondo il report, più di mezzo milione di persone a Gaza – un quarto della popolazione – rischiano di morire di fame. Secondo i dati del rapporto, la difficoltà a procurarsi da mangiare tra la popolazione ha superato quanto è avvenuto in Afghanistan e Yemen negli ultimi anni. Il rapporto – citato dal Guardian – avverte che il rischio di carestia “sta aumentando ogni giorno”, imputando la fame agli aiuti insufficienti che entrano a Gaza. Il rapporto pubblicato da 23 agenzie Onu e non governative ha rilevato che l’intera popolazione di Gaza è in crisi alimentare, con 576.600 persone a livelli “catastrofici” di fame. Arif Husain, capo economista del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha dichiarato: “Non ho mai visto qualcosa delle dimensioni di quanto sta accadendo a Gaza. E a questa velocità”. “Abbiamo avvertito per settimane che, con tali privazioni e distruzioni, ogni giorno che passa non farà altro che portare più fame, malattie e disperazione alla popolazione di Gaza,” ha commentato il vicesegretario Onu per gli affari umanitari Martin Griffiths su X.

 

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