È proprio vero che la miglior difesa è l’attacco. Tutto da dimostrare, poi, che agitarsi sia alla fine concludente rispetto agli obiettivi. Comunque nelle ore in cui plasticamente il Movimento mette in scena, senza nemmeno tanto ritegno, la guerra fratricida tra contiani e dimaiani nella trama della piece “presidenza della commissione Esteri Senato”, l’ex premier continua a cavalcare ribalte – ieri la Stampa Estera a Roma, la sera i talk del prime time – per attaccare a turno il premier Draghi o il “partner” Pd. Sono ribalte che l’ex premier occupa inventando capriole e testa coda imbattibili. Tutto e il contrario di tutto elevati a certezza.

Roba da far venire il mal di testa. Per dire: se fino a giovedì Draghi era il male assoluto, un guerrafondaio che mandava il paese dritto dritto alla terza guerra mondiale, ieri davanti alla Stampa estera Conte ha rivendicato che “le posizioni di Draghi negli Stati Uniti sono vicine alle mie” e che “tutte le forze politiche stanno convergendo sulle nostre posizioni prudenziali”. È una vittoria di Conte anche che il premier time al Senato di giovedì 19 sia diventato “un’informativa”. Sempre senza voto. Che sembrava essere il vero obiettivo di Conte.

Se ieri Conte ha smorzato rispetto a Draghi, ha invece attaccato a testa bassa l’alleato Pd. Accusandolo, sempre davanti alla Stampa estera, di essere avvelenatori di popoli. “Non vorrei mai che i miei figli crescessero accanto ad un inceneritore. Producono solo scorie tossiche”. Tutto questo agitarsi serve a coprire il vero problema del Movimento. Che poi è sempre quello della leadership di Conte. Bisogna spostarsi al Senato dove da settimane è in scena lo psicodramma della Commissione Esteri presieduta da un grillino – Vito Petrocelli – che oltre ad organizzare missioni parlamentari in Russia “per avvicinare l’Italia a Mosca e dire basta alle sanzioni” (parliamo del 2019-2020), il 24 aprile ha pensato bene di fare un tweet in cui augurava “Buona LiberaZione a tutti” con la Z simbolo dell’esercito russo.

A quel punto lo stesso Conte non ha più potuto girarsi dall’altra parte e lo ha estromesso dal Movimento. Petrocelli non ha però estromettere se stesso dalla presidenza della Commissione. Si sono dovuti dimettere tutti per avviare l’iter di nomine di una nuova commissione e di una nuova Presidenza. Solo che dal cilindro di queste giornate è saltato fuori un nome che forse è peggio di quello di Petrocelli, Gianluca Ferrara subito ribattezzato il suo “gemello diverso”. Giovedì è saltato anche il suo nome. “Il suo curriculum è molto peggio del compagno Petrov….” dicono fonti dem. Che però non avevano certo il potere di silurare la candidatura di Ferrara. E dopo una settimana di campagna campale chi ha potuto cogliere i brandelli delle liti grilline, è rimasto colpito dal livello del livore interno ai 5 Stelle. Nella guerra ad alzo zero contro Ferrara, infatti, chi ha brillato non sono stati gli avversari politici – invero alquanto silenti – nè gli alleati per forza, cioè il Pd, ma gli stessi compagni di partito. I quali hanno azionato l’abituale macchina del fango, per far retrocedere Ferrara, tirando fuori dalla bacheche interne le tante dichiarazioni strampalate e numerosi post del parlamentare viareggino.

Tra le più attive, in quelle ore, è stata proprio la capogruppo al Senato Mariolina Castellone che ha alzato il telefono e ha spiegato/pregato i vari capigruppo: “Lo avete capito che con Ferrara vi mettete in casa un altro estremista? Vi scongiuro, fate casino”. I primi a scendere nel campo di battaglia ed i più ostinati, sono stati gli esponenti considerati vicini al ministro Di Maio, che hanno indicato Simonetta Nocerino come la “giusta candidata per sostituire Petrocelli”. Sarà lei a fronteggiare l’altro pretendente rimasto, Ettore Licheri, che è anche l’ultima arma di Conte per non soccombere all’avanzata del titolare della Farnesina. Sempre che la casella resti M5S e nelle prossime ore non si costruisca l’ascesa di Stefania Craxi, che sarebbe anche la prima presidenza di Commissione per Forza Italia.

Nel silenzio apparente degli altri gruppi parlamentari (“Hanno fatto tutto da soli, noi ci siamo messi a mangiare i pop corn” confessa un senatore dem), si è distinta Italia Viva che giovedì mentre Ferrara cercava di resistere ha chiesto alla maggioranza di rinunciare ufficialmente al nome di Ferrara. Il passo indietro lo ha fatto alla fine da solo. Quando ha capito che nel voto segreto sarebbe rimasto con un pugno di mosche in mano. Ieri i singoli gruppi hanno indicato i nomi dei nuovi membri della Commissione. Che adesso si devono riunire ed eleggere il nuovo Presidente. Giuseppe Conte, ieri ringraziato pubblicamente da una giornalista russa della Tass “per averci tranquillizzato durante la pandemia”, rivendica al Movimento la presidenza. Il lato comico è che Vito Petrocelli ci riprova. Un sequel di cui non si può
perdere neppure una puntata. Nonostante gli sforzi di Conte.

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LA RETTIFICA

Mi vengono attribuite delle frasi che non ho mai detto, né pensato nei confronti del senatore Gianluca Ferrara. (“Lo avete capito che con Ferrara vi mette in casa un altro estremista? Vi scongiuro, fate casino”). Ci tengo a smentire categoricamente quanto riportato nell’articolo in questione. Questo è l’ennesimo tentativo di gettare fango su una persona che ha sempre lavorato per il bene del gruppo ed al contempo sul mio lavoro di capogruppo. In un comunicato ringraziavo il collega Ferrara per la sua correttezza e per aver agito sempre per il bene del gruppo, in queste ore così come in tutta la legislatura. Rispedisco quindi al mittente queste congetture, ribadendo che questi metodi vergognosi per colpire l’avversario politico appartengono evidentemente a chi non è abituato ad un gruppo politico i cui membri sono ispirati solo da generosità, dedizione e amore per il bene collettivo.

MARIOLINA CASTELLONE (capogruppo 5 Stelle al Senato)
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Confermo le telefonate preoccupate intercorse tra la senatrice Castellone e senatori di diversi partiti in cui segnalava che la posizione di Ferrara non è poi così distante da quella di Petrocelli. Come risulta dai post e dai libri dello stesso senatore

CLAUDIA FUSANI

 

 

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.