Una parentesi in una guerra che, parola di Vladimir Putin, deve ancora vedere il peggio. Una parentesi “umanitaria”. «Il secondo round di colloqui è terminato. Purtroppo non sono stati raggiunti i risultati che l’Ucraina voleva. È stata presa solo una decisione sull’organizzazione dei corridoi umanitari». Ad annunciarlo in serata è il consigliere della presidenza ucraina, Mykhailo Podolyak. Il capo negoziatore di Mosca, invece, fa sapere che «le posizioni della Russia e dell’Ucraina sono chiare. Un accordo è stato raggiunto su alcune delle questioni sollevate».

Vladimir Medinsky ha precisato che sono state discusse questioni umanitarie e militari e una possibile futura soluzione politica al conflitto. Che però sembra lontana. In un discorso al suo consiglio di sicurezza trasmesso in tv Putin usa parole durissime: «Non ritornerò mai indietro rispetto alla mia dichiarazione che Russia e Ucraina sono un unico popolo. Siamo in guerra contro i neonazisti, distruggeremo l’anti Russia creata dall’Occidente. Nessuno può minacciarci, nemmeno con le armi nucleari». E dire che durante i negoziati la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, aveva affermato che la Russia «è disponibile a continuare a negoziare con l’Ucraina per evitare ulteriori spargimenti di sangue».

Il terzo round di colloqui tra Russia e Ucraina, scrive la Tass, si terrà “nei prossimi giorni”. Forse all’inizio della prossima settimana. Ma per uno dei negoziatori di Mosca, Leonid Slutsky, serviranno “diversi altri round di colloqui negoziali” prima di raggiungere un accordo. La guerra è anche mediatica. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha invitato il suo omologo russo incontrarlo. «Siediti con me per negoziare, ma non a 30 metri» di distanza, ha detto il leader, riferendosi alle recenti foto degli incontri di Putin con Macron e poi con Scholz al lunghissimo tavolo del Cremlino. «Io non mordo. Di cosa hai paura?», ha detto Zelensky in conferenza stampa. La risposta dello “Zar” non si fa attendere. «I nostri militari forniscono corridoi sicuri per i civili», ma «i neonazisti ucraini lo impediscono e stanno trattando i civili come scudi umani», dichiara Putin. «Migliaia di stranieri sono tenuti in ostaggio in Ucraina», ha aggiunto.

Poi ha parlato della “operazione speciale” in Ucraina: «È condotta in accordo con i nostri programmi. Stiamo raggiungendo gli obiettivi e avendo successo», ha sostenuto il presidente russo. La “guerra patriottica” continua. «Siamo orgogliosi del nostro esercito e ci ricorderemo dei nostri camerati caduti», aggiunge. E poi l’avvertimento a Kiev e al mondo: «Non ritornerò mai indietro rispetto alla mia dichiarazione che Russia e Ucraina sono un unico popolo». «Siamo pronti a parlare – gli fa eco il ministro degli Esteri Sergey Lavrov – ma continueremo la nostra operazione, perché non possiamo permettere all’Ucraina di mantenere le infrastrutture che minacciano la sicurezza della Federazione Russa: la demilitarizzazione sarà portata a termine nel senso che le infrastrutture e le armi che ci minacciano saranno distrutte». Intanto proseguono le azioni militari: un funzionario del Pentagono ha fatto sapere che la Russia ha lanciato “più di 480 missili” dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Le forze russe hanno mostrato una “tendenza a colpire obiettivi civili di proposito”, riferiscono fonti del Pentagono, che nei giorni scorsi avevano detto che non si poteva stabilire se i raid contro obiettivi civili fossero intenzionali o no. A sostegno di questa tesi, viene citato «il bombardamento della torre della tv e di altre aree residenziali».

Le fonti sottolineando che “negli ultimi giorni” i raid russi si «sono fatti geograficamente più vicini ai centri abitati, con i bombardamenti aumentati». «È chiaro – concludono – che stanno cercando di indebolire le strutture del governo che si trovano in queste aree residenziali». Le forze russe si stanno dirigendo verso Odessa e si preparano allo sbarco. Secondo fonti dell’intelligence Usa, citate dalla tv spagnola Rtve, in Crimea ci sono già diverse navi in attesa dell’arrivo delle truppe di terra per lanciare l’attacco dal mare. Le autorità di Odessa – secondo le stesse fonti – hanno chiesto ai cittadini di recarsi in un rifugio per il rischio imminente di un attacco. Le forze russe occupano l’area vicino a Zaporizhzhia, la maggiore centrale nucleare dell’Ucraina e dell’Europa, vicina alla località di Enerhodar. La “situazione è molto delicata” al momento e “tutto può accadere”, ha detto il direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Nucleare, Rafel Mariano Grossi, in un’intervista a Bloomberg Tv.

Il sito ucraino Kyiv Independent riferisce che sei adulti e due bambini sono stati uccisi in un edificio residenziale a seguito di un attacco alla città di Izyum, nel distretto di Kharkiv. Ed è salito a 33 il bilancio dei civili uccisi nell’attacco russo a Chernihiv, come riferiscono i servizi di emergenza ucraini, citato dal Kyiv Independent. I feriti sono 18. Funzionari ucraini hanno confermato la presenza dell’esercito russo a Kherson, al momento la città più grande conquistata dalle forze russe dall’inizio dell’invasione. L’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha reso noto che gli sfollati sono già un milione. Scarseggiano acqua e viveri. Ma le forze armate e la popolazione continuano a resistere. La tregua è solo una parentesi. Perché, come rivela il presidente francese Emmanuel Macron che ieri ha avuto un colloquio telefonico con il leader del Cremlino, l’obiettivo di Putin è uno e uno solo: «Vuole tutta l’Ucraina, ad ogni costo».

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.