Fino a ieri era ritenuto un “eroe” da parte del popolo ucraino, per aver fornito al governo di Kiev pochi giorni lo scoppio del conflitto la sua rete di satelliti Starlink vanificando così il tentativo dell’esercito russo di isolare il Paese a livello di sistemi di comunicazione, nelle ultime ore passato attraverso una gigantesca ‘shit storm’ social da parte di utenti ucraini (e non solo).
È la strana evoluzione di Elon Musk, l’uomo più ricco al mondo e proprietario tra le altre cose di Tesla e SpaceX. Tutta colpa dell’uscita via social dell’imprenditore, che su Twitter ha postato una sua idea di “piano di pace” per risolvere il conflitto tra Ucraina e Russia, giunto ormai ai sette mesi di offensive e controffensive, culminate nei giorni scorsi nell’annessione da parte di Mosca del Donbass, della regione di Kherson e Zaporizhzhia, entrate a far parte della Federazione Russa dopo un referendum farsa.
Una ‘ricetta’ in quattro punti che Musk mette anche al voto dei suoi followers, che comprende: “Rifare le elezioni delle regioni annesse sotto la supervisione delle Nazioni Unite. La Russia dovrà andarsene se questa è la volontà del popolo”; “Riconoscere formalmente la Crimea come parte della Russia, come lo è stata dal 1783 (fino all’errore di Krusciov)”; “Assicurazione dell’approvvigionamento idrico in Crimea”; “L’Ucraina rimane neutrale”.
Dunque una presa di posizione forte per Musk, contrario per esempio all’ingresso nella Nato da parte di Kiev, come spiega nell’ultimo punto del suo “piano di pace”. Ma a far discutere è anche il riferimento “all’errore di Krusciov”, ovvero alla cessione della Crimea deciso dal Soviet supremo dell’Unione Sovietica il 19 febbraio del 1954, cedendo un territorio occupato nel lontano 1784 per consentire all’Impero russo uno sbocco sul mar Nero.
Una proposta che ha trovato una risposta rapida da parte del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che sullo stesso social network, Twitter, quasi fa il verso al fondatore di Tesla. Il numero uni di Kiev pubblica a sua volta un sondaggio in cui chiede: “Quale Musk preferite? Quello che supporta l’Ucraina o quello che supporta la Russia?”. A dar manforte a Zelensky è anche un secondo presidente, quello lituano Gitanas Nauseda: “Caro Musk, se qualcuno ruba le ruote della tua Tesla, questo non lo rende proprietario dell’auto o delle sue ruote. Anche se qualcuno approva il furto”.
A Zelensky, sempre via social, ha risposto lo stesso fondatore di Tesla: “Sostengo ancora fortemente l’Ucraina, ma sono convinto che la massiccia escalation della guerra causerà gravi danni all’Ucraina e forse al mondo“.
Ma Musk, noto per non essere esattamente un personaggio che molla la presa nelle sue battaglie, rilancia la questione con un secondo sondaggio. Più semplice, più diretto, in cui chiede: “La volontà delle persone che vivono nel Donbass e in Crimea dovrebbe decidere se far parte della Russia o dell’Ucraina?”. A questa seconda domanda gli risponde tra i commenti Mychajlo Podoljak, consigliere del presidente Zelensky, che chiede al miliardario americano se “stai cercando di legittimare pseudo-referendum che hanno avuto luogo sotto la minaccia delle armi in condizioni di persecuzione, esecuzioni di massa e tortura”, ricevendo in riposta una spiegazione che ricalca il progetto di pace di Musk, ovvero quello di indire nuovi referendum sotto l’egida delle Nazioni Unite.