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Guerra in Yemen, l’Onu denuncia l’escalation (colpa di Israele)
Chi pure trovasse inappropriato definire il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, il guardiano di una palude antisemita – come Bibi Netanyahu ha chiamato quell’assise tanto screditata quanto proterva – dovrebbe ammettere che quel signore non perde occasione per dimostrare tutto il proprio pregiudizio quando in qualsiasi modo si tratti di Israele.
Nelle ore scorse, lungo il solco di una militanza comunicazionale ferocemente orientata contro lo Stato ebraico e sfacciatamente rivolta a coprire i crimini di quelli che vogliono distruggerlo, questo disinvolto personaggio ha affidato alle agenzie di stampa e ai propri canali social una dichiarazione con cui deplora “la recente escalation tra Yemen e Israele” e rivolge un “appello a tutte le parti affinché cessino le azioni militari e diano prova della massima moderazione”.
Ovviamente non ci si può aspettare che a rilevarlo siano certuni di casa nostra, tanto per intenderci quelli che al segretario generale dell’Onu assicurano “pieno sostegno a fronte di pericolosi tentativi di delegittimazione”: eppure dovrebbe essere sotto lo sguardo di tutti che la presunta “escalation” tra Yemen e Israele non è affatto recente e semmai rimonta indietro di mesi e mesi, cioè a quando – durante il rigoroso assopimento di Sua Eccellenza, il segretario generale – gli Houthi hanno cominciato a lanciare droni e missili sui civili israeliani. Dei quali, non casualmente, ritiene di non occuparsi quest’ultima dichiarazione di Guterres, emessa nell’inopinata concomitanza della reazione israeliana.
Un modulo noto, che riproduce in modo pedissequo la pratica di denuncia dell’escalation sul fronte settentrionale, quello con il Libano, a proposito del quale il segretario generale dell’Onu si esercitava – dopo 12 mesi di trascurabili migliaia di missili sui civili della Galilea – per deplorare l’irresponsabilità di chi finalmente decideva di difendersi.
Naturalmente questo atteggiamento pregiudiziale di Guterres si spiega. Chi, come lui, ritiene che gli attacchi del 7 ottobre – cioè lo sterminio di 1.200 persone, uomini, donne, vecchi e bambini, in un trionfo di torture, stupri e cadaveri vilipesi – “non venivano dal nulla”, ritiene altrettanto che i missili di Hezbollah e degli Houthi contro i civili israeliani sono da mettere tra le cose di cui Israele, titolare di una colpa originaria, ha poco diritto di lamentarsi. Una teoria diffusa non per colpa di questo figuro, ma dei troppi che gliela lasciano propugnare senza mai chiamarlo a risponderne.
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