Guerra Sudan, ogni due ore muore un bambino: 190 nei primi undici giorni di combattimenti

People, fled Bangui, Libya, Sudan, Niger and other countries due to the clashes, live at Gaoui refugee camp, hosting 7,000 people, 12 kilometers away from N'Djamena in hard conditions. The great majority of the refugees are women and children, living in tents, cater their daily meals with aids and they supply their water from water-wells. A view of the camp in N'Djamena, Chad on June 2014. Photo: Sebnem Coskun / AA / TT / kod 10611 Scanpix LaPresse -- Only Italy

Un bilancio che mette i brividi. Almeno 190 bambini sono stati uccisi e altri 1.700 sono rimasti feriti dall’inizio dei combattimenti in Sudan, il 15 aprile, fino al 25 aprile. E’ quanto afferma un portavoce dell’Unicef, James Elder, in un briefing alla stampa a Ginevra. “Come temuto e preannunciato, la situazione in Sudan è diventata fatale per un numero spaventosamente elevato di bambini. Pur non potendo confermare le stime a causa dell’intensità della violenza, questi rapporti affermano che altri 1.700 bambini sono stati feriti”.

Un numero spaventosamente elevato. In media, ogni singola ora in questo primo periodo di 11 giorni di combattimenti, sette bambini sono stati uccisi o feriti. Sette bambini. Ogni ora. È importante notare che queste segnalazioni di bambini uccisi o feriti riguardano solo quelli che sono entrati in contatto con una struttura medica. Quindi, come sempre, è probabile che la realtà sia molto peggiore.

“Non disponiamo di informazioni caso per caso su ciascun bambino, ma si tratta di dati provenienti dai punti caldi del conflitto di Khartoum e Darfur. Sebbene questi rapporti riguardino solo i primi 11 giorni del conflitto, i bambini vivono da tre settimane in Sudan in mezzo a violenze terrificanti. I luoghi in cui dovrebbero semplicemente essere al sicuro – case, scuole e ospedali – sono stati ripetutamente attaccati e continuano ad esserlo” – ha dichiarato Elder.

Più volte l’Unicef e i suoi partner hanno chiesto alle parti in conflitto di fermare tutti gli attacchi ai centri sanitari, alle scuole e ai sistemi idrici e igienici su cui i bambini fanno affidamento, ma gli attacchi continuano a ripetersi. “Anche gli operatori umanitari sono stati attaccati, mentre le strutture, i veicoli e le forniture umanitarie – comprese quelle dell’Unicef – sono state saccheggiate o distrutte. Tutti questi attacchi minano la nostra capacità di raggiungere i bambini in tutto il Paese con servizi sanitari, nutrizionali, idrici e igienici salvavita.” – conclude Elder.

In questo contesto, grave è anche l’allarme sull’emergenza profughi. L’Organizzazione delle Nazioni Unite, secondo un’inchiesta del Guardian, si sta affrettando a consegnare gli aiuti alimentari ai rifugiati sudanesi che varcano il confine col Ciad, prima dell’inizio della stagione delle precipitazioni.

Si stima che oltre 110.000 individui siano fuggiti nelle nazioni confinanti, dal momento che le temporanee tregue non riescono a fermare gli scontri mortali tra le truppe dell’esercito sudanese e i miliziani coinvolti nella guerra che ha costretto già più di 330.000 persone ad abbandonare le loro abitazioni.

Ma, in una regione che soffre gravemente di fame e che già ospita numerose popolazioni di rifugiati, gli operatori umanitari stanno avvertendo che ci sono gravi dubbi su cosa attenderà i nuovi arrivati una volta attraversato il confine.