Kim non lasciava il suo Paese da prima della pandemia. Un leader non propenso ai viaggi internazionali che per Putin ha scelto di fare un’eccezione. Ancora un lungo spostamento in Russia (come l’ultimo d’altronde), sul treno blindato partito ieri sera da Pyongyang e terminato nella stazione ferroviaria di Khasan, dove ad accoglierlo con una stretta di mano, un tappeto rosso e la musica di un’orchestra, ha trovato il ministro russo delle Risorse naturali e dell’Ambiente, Alexander Kozlov, che ha definito l’incontro un ‘ponte’ sul fiume Tumen – riferendosi al corso d’acqua che segna il confine naturale fra i due Paesi – a sancire un’amicizia, quella tra Federazione Russa e la Repubblica Popolare Democratica di Corea, lunga 75 anni. “Vicini e stretti alleati”.

L’incontro con Putin è atteso ”nei prossimi giorni” in una località non ancora indicata, ma che potrebbe essere secondo le indiscrezioni trapelate sui media internazionali, il Cosmodromo di Vostochny.

Sul tavolo del vertice il tema della cooperazione militare: secondo le indiscrezioni circolate è probabile che Mosca chieda alla Corea del Nord proiettili d’artiglieria e missili anticarro, mentre in cambio Pyongyang punterebbe a tecnologia satellitare avanzata e sottomarini a propulsione nucleare che aiuterebbero lo Stato a superare le sfide ingegneristiche che subisce a causa delle sanzioni economiche.

Le mosse e le scelte di Kim, che nel suo viaggio è accompagnato da alti ufficiali militari nordcoreani, tra cui funzionari responsabili della produzione di armi e della tecnologia spaziale, sono pronte ad influenzare anche i movimenti della Casa Bianca, che ha già accusato la Corea del Nord di aver procurato missili alla Russia, avvertendola che “pagherà un prezzo alto” se la fornitura dovesse continuare.

Redazione

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