La polemica sulla consegna dei vaccini
Guerra Ue-AstraZeneca, la verità nel contratto: “Obbligo su consegne trimestrali in base a produzione”
La situazione tra i vertici Ue e AstraZeneca si fa sempre più tesa. E le accuse a distanza aumentano insieme alla preoccupazione dell’Ue di non avere in tempo i vaccini e mettere in crisi la grande macchina della vaccinazione di massa. “Alla fine Pascal Soriot, l’amministratore delegato di AstraZeneca, ha partecipato personalmente all’incontro virtuale. Avrà considerato che l’Ue sta facendo sul serio”. Lo dice Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero della Salute, che siede per l’Italia nel comitato direttivo sui vaccini composto da Commissione europea e Stati membri, che ieri per la terza volta in una settimana ha incontrato virtualmente i vertici di AstraZeneca, in un’intervista con il Corriere della Sera.
Il sospetto per l’Ue è che l’azienda inglese stia favorendo le consegne in patria molto più che le promesse fatte e siglate nel contratto. Secondo quanto svelato in esclusiva dal Corriere della Sera, il contratto sarebbe simile a quello stilato con altre case farmaceutiche: non ci sarebbero forniture da garantire ogni settimana, ma un numero stabilito per ogni tre mesi. Il punto focale del pasticcio è uno: le forniture potrebbero essere garantite in base alla produzione.
Le penali sembrano essere quasi inutili: il 20% del valore totale delle dosi non consegnate, che per un’azienda enorme e in un momento di grande successo corrisponde praticamente a un rischio più che calcolato. i “rimedi” possono essere anche altri, come la restituzione delle somme versate o addirittura la risoluzione del contratto. Che di fatto lascerebbe completamente l’Europa senza dosi e non è una soluzione percorribile.
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