Ha scelto l’Isola dei Serpenti il presidente ucraino Volodymyr Zelenky per il 500esimo giorno di guerra. L’isola nel Mar Nero fu tra i primi territori ucraini a subire l’aggressione russa: venne invasa a pochi giorni dall’inizio della guerra nel febbraio 2022 e balzò agli onori delle cronache per il sacrificio dei soldati ucraini che la presidiavano. Quando fu liberata, 6 mesi dopo, divenne un simbolo.

“Oggi siamo all’Isola dei Serpenti, la nostra Isola dei Serpenti, che non sarà mai conquistata dagli occupanti, come tutta l’Ucraina. Perché siamo un Paese di uomini coraggiosi”, ha detto Zelensky, “e sebbene questo sia un piccolo pezzo di terra nel mezzo del nostro Mar Nero, è una grande prova che l’Ucraina riconquisterà ogni parte del suo territorio”.

Mentre i bombardamenti di Mosca sulla città di Lyman, nel Donetsk, hanno ucciso almeno 8 persone, e gli 007 ucraini hanno pubblicato una mappa della centrale nucleare di Zaporizhzhia con indicato dove i russi hanno posizionato mine antiuomo nei locali tecnici e nelle sale macchine, a sollevare il morale del popolo ucraino è il ritorno in patria di 5 comandanti del battaglione Azov.

I soldati, fatti prigionieri dai russi nella battaglia per la difesa delle acciaierie Azovstal di Mariupol, si trovavano in Turchia. Zelensky, di rientro da Istanbul dopo aver incontrato il presidente Erdogan, li ha riportati con sè in patria, scatenando però l’ira di Mosca.

“Il ritorno dei leader di Azov dalla Turchia all’Ucraina è stata una violazione degli accordi esistenti con Ankara e Kiev“, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, “secondo gli accordi, avrebbero dovuto rimanere in Turchia fino alla fine del conflitto”.

Intanto è polemica sulla decisione degli Stati Uniti di fornire bombe a grappolo a Kiev. Il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov ha assicurato che non verrano utilizzate in territorio russo e nelle aree urbane, che Kiev terrà un registro su dove le usa per poi procedere, alla fine della guerra, allo sminamento delle aree interessate e che verrà riferito ai Paesi alleati ogni dettaglio su come e perchè saranno impiegate.

“Le ‘promesse’ degli ucraini di usare queste armi indiscriminate ‘con attenzione’ e ‘in modo responsabile’ non valgono nulla e Washington lo sa”, ha accusato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, definendo il trasferimento delle munizioni a grappolo “un gesto di disperazione e una prova di impotenza sullo sfondo del fallimento della tanto sbandierata ‘controffensiva’ ucraina”. Scettici sull’uso delle bombe a grappolo anche il premier britannico Rishi Sunak e la ministra della Difesa spagnola Margarita Robles.

Anche la premier Giorgia Meloni ha auspicato “l’applicazione universale dei principi della Convenzione internazionale che vieta la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio delle munizioni a grappolo”, mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto ha sottolineato che “i russi le usano da sempre.Anche in Ucraina. Dall’inizio”.

Sui social nel frattempo è riapparso il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, dopo la rivolta del 24 giugno scorso. Prigozhin ne ha approfittato per scagliarsi contro i media di Mosca: “Leggendo e guardando le storie televisive, mi sento molto male, i bastardi delle televisioni, che ieri ammiravano i ragazzi della Wagner, ora stanno sputando ogni tipo di veleno. Ricordate, creature televisive, che non erano i vostri figli che hanno combattuto nei nostri ranghi, non sono stati i vostri figli a morire, e voi bastardi fate audience con storie del genere”.

Sui media russi ha fatto la sua riapparizione anche il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, grande assente dalla rivolta della Wagner. Secondo Mosca ha ispezionato le truppe e supervisionato l’addestramento delle nuove leve.

Redazione

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