Il commento
Hamas contro Israele, l’intervista a Pierluigi Battista: “Gli obiettivi dell’attacco sono la democrazia e il mondo libero”
“Si è aperta una guerra tra il fronte delle autocrazie contro il fronte delle democrazie”, scandisce con drammatica schiettezza Pierluigi Battista.
«Siamo nel XXI secolo e si è aperta una guerra tra il fronte delle autocrazie contro il fronte delle democrazie”, scandisce con drammatica schiettezza Pierluigi Battista, giornalista che da anni denuncia la pericolosa leggerezza con cui si guarda alle minacce che il mondo libero si ostina a sottovalutare».
Abbiamo tenuti gli occhi chiusi troppo a lungo? Sottovalutato il pericolo di Hamas?
«Non c’è un problema di distrazione, ma di complicità. È un po’ diverso. La sottovalutazione del pericolo deriva dal fatto che non si capisce la natura di Hamas, che non è solo terrorista, criminale e tutto ciò che sappiamo, ma è più grave. Non è che perseguono una giusta causa, macchiata da persone che applicano male. A loro non importa niente della Palestina libera. Loro vogliono annientare la presenza ebraica in Medio Oriente. Vogliono distruggere l’avamposto della democrazia in Medio Oriente. Vogliono che quel mondo sia omogeneamente sottomesso a una legge religiosa di cui non conoscono tolleranza e pluralità».
Il punto non è Gaza, è Hamas.
«Appunto. Gli omosessuali di Gaza scappano da Hamas. E vanno in Israele. Le donne di Gaza cercano di scappare più lontano che possono, e qualcuna anche qui in Europa, pur di sottrarsi alle cose più brutali. Non vedere questo e vedere tutto come se fosse un movimento indipendentista nazionale è proprio un errore di valutazione grave del fenomeno».
Tutti inorriditi dalle immagini dei sequestri di bambini, delle violenze sugli anziani. Quanto durerà secondo te la solidarietà ad Israele? Di solito pochissimi giorni, l’effetto delle immagini si esaurisce e si torna ai propri preconcetti.
«Durerà pochissimo. Inizia già il vecchio refrain dalemiano della reazione sproporzionata. Come se ci fosse proporzione possibile al terrorismo. E sapendo che ci sono ostaggi americani, tedeschi etc per lo Stato di Israele c’è una doppia difficoltà: devono intervenire subito su Gaza, colpire duramente ma stare attenti a non provocare la morte degli ostaggi, che sicuramente verranno usati come scudi umani. Una situazione inedita e difficilissima. E un conflitto che si allargherà, e durerà nel tempo. Pioveranno i missili dal Libano, da Hezbollah. E più si allargherà, più la comunità internazionale dirà a Israele che deve trattare, che deve firmare la pace. Uno Stato aggredito, violato mentre era in pace, mentre dei giovani festeggiavano a un concerto, sarà chiamato a fare concessioni ai suoi nemici? Io dico che chi lo pensa è complice dei terroristi».
Chi non è complice, è preoccupatissimo. Perché?
«La frontiera israeliana violata è uno choc per tutti, non per Israele. Se c’è qualcosa su cui tutti nel mondo sono concordi, è la proverbiale efficienza dello Shin Bet, il Mossad. Che invece di questa storia non avevano intuito niente, hanno visto squagliare come burro al sole tutto l’apparato di sicurezza. E quella frontiera violata cosa ci dice? Che è la nostra frontiera ad essere stata violata. È la sicurezza del mondo libero che viene messa a rischio da questa invasione, da quell’assalto così brutale. Perché allora nessuna rete può dirsi al sicuro».
C’è un effetto domino?
«C’è un effetto domino partito da tempo, un attacco delle autocrazie contro le democrazie. La frontiera violata dalla Russia in Ucraina sta a monte: non a caso parliamo di un asse Russia-Iran che porta ad Hamas. Dopo il febbraio ’22 per una decina di giorni ci fu una unanimità di condanna verso Putin. Dall’undicesimo giorno iniziarono a uscire fuori i distinguo, fino ai sostenitori di Putin».
C’è il rischio di propagazione in Europa?
«Colpiscono prima Israele, poi l’Europa. Ma l’obiettivo è lo stesso, è la democrazia e il mondo libero. Questo attacco ai giovani che festeggiavano cos’è, se non un Bataclan che ha ucciso tre volte di più?».
© Riproduzione riservata