Il crollo del regime di Bashar al-Assad è stato eclatante: nessuno si aspettava fosse così fragile da franare in pochi giorni. Non potendo più contare sull’asse sciita, il regime si è letteralmente sbriciolato sotto i nostri occhi. Meglio così. Se possiamo sentirci sollevati da questo crollo, allo stesso tempo affiora anche la grandissima colpa dell’Occidente: non essere riuscito a mettere fine al macello in Siria. Tutti avevano sperato che Assad e la sua cerchia sarebbero stati sepolti da una pioggia di fuoco degli Usa, una decapitazione tanto brutale e precisa da scoraggiare chiunque volesse in seguito prendere il loro posto. Purtroppo non è andata così: Assad è rimasto al suo posto e il vuoto d’iniziativa è stato lasciato ai russi, che poi hanno invaso l’Ucraina provocando un nuovo massacro. Inoltre Assad, sopravvissuto grazie ai suoi privilegi, adesso che il suo regno è finito non pagherà per i suoi crimini. Anzi, continuerà a godersi un patrimonio miliardario insieme ai suoi cari: per impedire che facesse la fine di Gheddafi o di Saddam Hussein, impiccato in un lugubre scantinato, Mosca l’ha messo in salvo. Ora siamo sollevati dalla sua caduta, sì. Ma se anche i nuovi arrivati al potere in Siria si rivelassero dei mostri? I loro precedenti politici lo lasciano supporre.
Onu, molle verso i regimi sanguinari, puntuale
Per questa ragione Israele si è affrettata a distruggere le capacità militari siriane, affinché non cadano nelle mani sbagliate. Ottimo lavoro, dovremmo ringraziarla: invece l’Onu la condanna. Nulla di nuovo, è sempre uguale a sé stessa: molle verso i regimi sanguinari (o persino, a volte, loro complice) ma puntuale nel condannare Israele anche quando, come in questo caso, persegue non solo i suoi interessi ma anche quelli dell’Occidente.
Hamas sempre più isolata, verso l’accordo
E infine l’ultima notizia importante è che Hamas è sempre più isolata: non può più contare né su Hezbollah né sull’Iran, come ha affermato il portavoce del Consiglio Usa per la Sicurezza Nazionale John Kirby. E, divenuta assai più flessibile, sarà costretta ad accettare un accordo con Israele. Non a caso ha fornito una lista degli ostaggi da scambiare con i prigionieri e ha accettato la presenza temporanea dell’esercito israeliano sul Corridoio Philadelphia e Netzarim. A questo punto c’è da porsi una domanda: ma se si fossero uniti tutti sin da subito (e per tutti il riferimento è alle democrazie dell’Occidente) contro i fanatici islamisti di Hamas, dando il buon esempio di come sia possibile unirsi per una causa giusta? Creando quelle condizioni di isolamento totale dell’organizzazione che l’avrebbero resa flessibile a un accordo accettabile per Israele, la guerra si sarebbe conclusa prima risparmiando migliaia di vite? Purtroppo non è andata così: Israele è rimasta sola e al tempo stesso le è stata lasciata mano libera. E c’è stato un tragico paradosso: più andava avanti nella guerra, più aumentava il suo isolamento internazionale a causa dei morti a Gaza, e più Hamas acquistava un paradossale consenso grazie a quei morti che Hamas stessa aveva provocato e voluto.