Una serie di incontri tenuti in Libano tra i rappresentanti iraniani e i loro alleati Hezbollah e Hamas avrebbero preceduto l’attacco di sabato mattina ad Israele. Questa la ricostruzione del Wall Street Journal, che cita fonti anonime. Notizia che confermerebbe il ruolo dell’Iran nella nuova pagina di guerra. Il primo incontro  ha avuto luogo all’inizio di aprile, quando una delegazione palestinese si è riunita con Esmail Qani, capo della Divisione Qods, l’organizzazione dei Pasdaran responsabile delle operazioni segrete. Il secondo, è avvenuto lo scorso lunedì a Beirut, durante il quale è stata data l’autorizzazione per l’attacco che si è poi verificato nelle prime ore di sabato.

Inizialmente, gli ayatollah avevano appoggiato la Jihad islamica, ma cercavano un’organizzazione più flessibile rispetto ad Hamas, con una grande base sociale e una maggiore autonomia. Il lungo conflitto con Israele assieme l’ambizione dell’Iran di avere un maggiore impatto in Medio Oriente hanno favorito questa collaborazione portando Teheran ad abbracciare la causa palestinese per vocazione e per interesse.

Il conflitto sempre acceso ha creato opportunità, e l’abilità iraniana nel gestire operazioni clandestine ha agevolato la missione. In modo sistematico, l’Iran ha fornito armi, tecnologia per la produzione di razzi e finanziamenti significativi. In una fase precedente, i carichi venivano inviati via nave, raggiungevano il Sudan e poi procedevano verso l’Egitto, da cui entravano a Gaza attraverso tunnel.

Persino restrizioni non hanno impedito alle Brigate Ezzedine al Qassam di espandere e migliorare il loro arsenale, grazie anche all’assistenza preziosa dell’Iran e alla collaborazione con i guerriglieri sciiti libanesi – maestri della guerra ibrida –  e anche secondo le agenzie di intelligence, è probabile che gli iraniani abbiano avuto un ruolo nella pianificazione dell’attacco di sabato, specialmente per quanto riguarda la gestione dei preparativi e l’addestramento dei nuclei di incursori. Sullo sfondo, la necessità di monitorare le mosse dell’Emirato del Qatar, grande finanziatore di Gaza e un punto di riferimento politico-religioso per la Fratellanza.

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