Ambrogio
Hinterland milanese, 34 anni dopo non si trova ancora la giusta formula. L’opera incompiuta e la visione dei sindaci
Per capire il senso e la sostanza dell’idea metropolitana, è in realtà fuori dalla metropoli che bisogna rivolgere l’attenzione. La questione metropolitana più delicata è quanto i comuni del cosiddetto hinterland – che con caratteristiche, natura ed economie diverse – hanno ruolo nella contaminazione tra città, nella loro integrazione progressiva. Le criticità? Il sistema burocratico che devo organizzare tutto questo, le diversità di bisogni e di progetti, la piattaforma finanziaria che deve alimentare in modo coordinato e uniforme. E tutto si traduce nella reale possibilità di seguire un passo di sviluppo comune. “L’ente metropolitano è sicuramente una risorsa per il sistema istituzionale di area vasta, potendo contare su una rete importante di relazioni con il complesso istituzionale regionale e governativo, su professionalità interne, know how, infrastrutture digitali, rapporti con il sistema produttivo, industriale, commerciale e del mondo del lavoro che molti dei 133 comuni che fanno parte della Città metropolitana non hanno o non possono avere – afferma Francesco Vassallo, sindaco di Bollate e vicesindaco della città metropolitana di Milano.- E’ qui che risiede la strategicità della città metropolitana verso i comuni dell’area metropolitana e che bisogna continuare a coltivare e implementare, sperando che il legislatore nazionale porti a compimento una riforma che, oggettivamente, è rimasta a metà del guado.”
Sulla necessità di una riforma che metta ordine e soprattutto strutturi l’intero sistema e i suoi strumenti, pone particolarmente l’accento Graziano Musella, rieletto recentemente Sindaco di Assago, con una lunga esperienza da amministratore dello stesso Comune e una legislatura da parlamentare: “Abbiamo migliaia di dipendenti che richiedono una maggiore funzionalità e sedi anche prestigiose, come quella di via Vivaio, con carenza manutentiva. A mio avviso, occorrerebbe un Ente che gestisse poche cose, ma in modo tale da poter dare delle risposte rapide ed efficaci. I temi potrebbero essere diversi, ma ne cito solo alcuni per sintesi: l’ambiente, la scuola, le strade e i trasporti intercomunali e aggiungo il sevizio legale a supporto delle amministrazioni comunali cioè una sorta di riedizione del vecchio CORECO, Cosa quest’ultima divenuta essenziale per snellire e aiutare i Comuni nell’applicazione del PNRR. Il tutto però deve avere come riferimento il servizio rapido ed efficiente da effettuare nei confronti dei Comuni”.
La questione della messa a terra dei fondi del PNRR ha messo particolarmente in luce le potenzialità della Città Metropolitana. Se per Musella è risaltata la necessità di un servizio centralizzato a disposizione dei Comuni, Vassallo ne dà un lettura più positiva e sottolinea che “ Un esempio importante di collaborazione sono stati i fondi PNRR che molti comuni hanno avuto in assegnazione e che senza l’accompagnamento della città metropolitana, sia tecnico/ consulenziale che politico, non avrebbero potuto realizzarsi.” Come si diceva all’inizio – però – affinché’ qualsiasi visione di città metropolitana possa esprimere concretamente le sue funzionalità è necessario affrontare il nodo della struttura, della rappresentatività degli organismi. Da più parti si ritiene che l’efficacia non possa non esser figlia di un sistema di nomine, su delega popolare.
Non ne è sicuro Paolo Giovanni Micheli, Sindaco di Segrate, Comune con un rapporto stretto con Milano, che vede nel suo futuro il collegamento della linea metropolitana: “I prossimi mesi potrebbero portare un parziale ritorno al passato con la reintroduzione della elezione diretta da parte degli elettori se la maggioranza meloniana troverà un’intesa in merito che riguarda un ente che, seppur rivoluzionato dieci anni fa rispetto al passato, ha sempre importanti competenze, tra cui strade, scuole, urbanistica, tutela dell’ambiente. Tutti argomenti che toccano da vicino l’attività quotidiana dei cittadini e quindi di noi sindaci. Ritengo necessario che l’istituzione provinciale ritrovi una solida e chiara base normativa, ma l’attuale sistema elettorale di secondo livello ha degli aspetti positivi. Nel consiglio provinciale, il territorio è partecipe e rappresentato in quanto tutti gli amministratori provinciali mantengono contemporaneamente la loro carica di amministratori locali. Se torniamo all’elezione diretta che succederà? Vi saranno consiglieri con esperienza o rappresentanza locale ma anche candidati paracadutati da ogni dove, interessati a conquistare una propria visibilità “. Altre considerazioni potrebbero essere fatte sull’elezione diretta del Sindaco Metropolitano, che potrebbe essere sganciata da quella dei consiglieri, il cui abbinamento è però nel ddl del 2022. Ma la domanda è : quanto ancora può rimanere incompiuta questa Città Metropolitana , prevista per la prima volta la bellezza di 34 anni fa?
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