Meritare l'Europa: le voci degli studenti sui temi d'attualità
Housing sociale: un sostegno alle famiglie e un’opportunità di riqualificazione urbana
Housing sociale significa “rigenerazione urbana”, cioè l’opportunità di dare un nuovo volto a quartieri degradati o periferici, non solo geograficamente ma anche socialmente dalla comunità cittadina.

Il nostro Paese sta attraversando un lungo inverno demografico, confermato dal calo delle nascite degli ultimi dati Istat. Le giovani coppie, così anche come le famiglie, faticano a costruirsi un’avvenire. Complice l’inflazione, così come un innalzamento dei tassi di interesse dei mutui, sono tanti gli ostacoli alla scelta di acquistare o affittare casa. Nella cultura italiana sappiamo quanto sia piena di significato l’idea di “casa”. Il disagio non riguarda solo i giovani ma anche pensionati, separati e single che spesso non riescono a sostenere da soli il costo dell’abitare. Una fascia di popolazione, sempre più ampia, non abbastanza povera per la casa popolare e non abbastanza ricca per permettersi di stare al passo con il mercato immobiliare.
L’esempio più evidente è quello di Milano che – attraendo un numero elevato di nuovi abitanti per motivi di studio, turismo e lavoro – ha visto raddoppiare il valore degli immobili negli ultimi cinque anni. In un Paese dove il potere d’acquisto si erode gradualmente, il ceto medio soffre maledettamente. Le esigenze abitative della società contemporanea ci impongono ad allargare il target di destinatari al progetto di Housing Sociale. Ciò vuol dire aumentare gli investimenti in strutture e servizi, a fronte di una domanda crescente di richieste alloggio.
Un ruolo determinante ce l’hanno i Comuni, che nei rispettivi territori identificano immobili o aree da riqualificare. Housing sociale significa “rigenerazione urbana”, cioè l’opportunità di dare un nuovo volto a quartieri degradati o periferici, non solo geograficamente ma anche socialmente dalla comunità cittadina.
A questo va aggiunta anche una strategia europea per l’housing sociale, che può favorire la condivisione di “best practice” dei Paesi del Nord Europa, dove questa tipologia abitativa è molto diffusa, ma propedeutica anche per finanziare interventi pubblici di grande impatto per le comunità locali. Non si può demandare solo agli investimenti privati, perché lo scopo non è speculare ma sostenere la sopravvivenza del ceto medio. Il ritorno sull’investimento è sul lungo periodo e genera esternalità positive per tutta la comunità, non di certo per pochi. In questo percorso non è da sottovalutare il contributo che possono apportare i datori di lavoro nello sviluppare progetti abitativi destinati a dipendenti e laboratori a canoni moderati.
Infine aumenta anche il benessere psicologico e sociale degli abitanti dell’Housing sociale, che potrebbero vivere in un’abitazione vicina al luogo di lavoro, oltre che avere alla portata di mano servizi per la quotidianità, come supermercati e lavanderie. E non per ultimi asili nido, scuole e uffici comunali.
© Riproduzione riservata