Caro Direttore,

Federico Fubini ha scritto due giorni fa sul Corriere della Sera che “dopo le misure annunciate dalla Commissione europea sui fornitori ad alto rischio nelle reti, dalla Cina si punta a un ritorno del gruppo Huawei di Shenzhen in Europa attraverso l’Italia, forse facendo leva sulle soluzioni di connettività delle auto”. Il colosso statale industrial-militare Dongfeng, infatti, starebbe chiedendo al governo un ruolo più importante per Huawei nelle reti e nelle infrastrutture di telecomunicazioni in cambio della creazione di uno stabilimento per la produzione di auto elettriche in Italia.

Il PNRR lega Italia e Cina

Le preoccupazioni di Fubini sono sensate, ma temo che ormai “i buoi siano scappati dalla stalla”. Basti pensare al Pnrr che hanno visto un’azienda di telecomunicazioni come WindTre controllata dal gruppo cinese Hutchinson aggiudicarsi ben 12 progetti relativi ai finanziamenti europei. In una fase politica in cui giustamente si parla tanto di interessi nazionali viene spontanea la domanda: perché usare i fondi di Next Generation Eu per aumentare il fatturato di una grande holding che fa capo al Dragone? Oggi dal momento che sono finalmente disponibili i dati sulle imprese aggiudicatarie del Pnrr, non sarebbe male che il Mef attraverso l’apposita unità della GdF e le stesse Commissioni Parlamentari competenti promuovessero una verifica dei soggetti a cui arrivano (o arriveranno) i finanziamenti europei per evitare il paradosso che il Pnrr aumenti la dipendenza dell’Italia dalla Cina nel settore digitale (o in altri settori).

Marco Mayer

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