I democratici dopo Trump, Fassino: “Su migranti, autonomia, ambiente non proteggiamo cittadini”. Annunziata: “Ricchi con Trump per balzo tecnologico”

Il trionfo di Donald Trump impatta sui dem e li chiama a rilanciarsi per non soccombere ulteriormente. Ai progressisti serve un nuovo orizzonte su scala globale, ma il punto di partenza è l’analisi di ciò che ha portato alla sconfitta di Kamala Harris negli Stati Uniti. Altrimenti alla doccia gelata non seguirà uno scatto d’orgoglio e la disfatta alle urne sarà una costante. Sul punto si sono confrontati autorevoli ospiti nel panel I democratici dopo Trump, moderato da Aldo Torchiaro, nell’appuntamento settimanale de L’ora del Riformista.

Fassino e gli errori del fronte democratico

Per Piero Fassino occorre prendere del tempo ed evitare di precipitarsi in conclusioni affrettate con la pretesa di capire tutto. Il deputato del Partito democratico punta l’attenzione sul retroterra di paura che investe l’Occidente da anni, dalla crisi finanziaria del 2008 alle guerre passando per l’emergenza Coronavirus. Un tunnel di criticità e di paure. Eventi che hanno un filo comune: «Suscitano in una parte dell’opinione pubblica un sentimento di paura, di ansia, di angoscia, di venir meno delle certezze su cui si era costruita la propria vita. Ma il fronte democratico non è apparso capace di offrire quelle protezioni che la gente voleva». E così c’è una tendenza ad affidarsi alla destra, complici anche i passi falsi della sinistra sui temi più delicati: «Il modo con cui noi stiamo affrontando il tema dell’autonomia regionale è sbagliato. Il modo con cui affrontiamo il tema della transizione energetica è rischioso. Il tema con cui affrontiamo l’immigrazione è tutto spostato sull’accoglienza immediata di quelli che arrivano».

Lucia Annunziata: “I ricchi con Trump per balzo tecnologico”

Si moltiplicano gli appelli alla sinistra affinché torni nei quartieri e abbandoni l’ossessione per le Ztl, ma Lucia Annunziata ritiene sbagliato soffermarsi solo su questi aspetti: «La proposta economica di Trump è quella di riproporre un sogno di capitalismo selvaggio, costi quel che costi. È una proposta che in questo momento dà una via d’uscita a una società come quella americana». La storia di Elon Musk, sostiene l’europarlamentare del Pd, deve essere vista come il simbolo di una nuova era: «È la punta di un iceberg. I più grandi e ricchi del mondo finora sono tutti passati con Trump. La grande aristocrazia del denaro oggi vuole una sola cosa e questo è quello che gli ha promesso Trump: poter arrivare a un balzo tecnologico con le mani libere senza tasse, senza multe, senza controlli, senza obblighi sociali». Allo stesso tempo la giornalista non risparmia critiche verso Harris, ritenuta una candidata «assolutamente debole». E fa notare che molti americani sono stati infastiditi dallo sfoggio delle famiglie imperiali, dal fatto che «i dem siano diventati costituzionalmente una forza dinastica».

Claudia Mancina, piuttosto che focalizzarsi su quel che bisogna fare, indica gli atteggiamenti che vanno evitati: «Demonizzare l’avversario, parlare di fascismo. Attaccare Trump come un pericolo per la democrazia è stata una cosa profondamente sbagliata». L’ex esponente del Pds si dice perplessa anche dalla fissa per lo schieramento di celebrities e invita i progressisti a rivedere le proprie categorie: «Togliatti parlava di nazione e, peraltro, durante la resistenza si è abbondantemente parlato di patria». Lo stesso vale per l’immigrazione, «che non può essere affrontato in modo ideologico e fondamentalista».
Per Claudio Petruccioli, storico dirigente del Pci e già presidente della Rai, serve lavorare «con pazienza» per conoscere bene la società: «Deve starci dentro in maniera organizzata, bisogna mettere gli scarponi sul terreno». Ma la vera sfida per la sinistra è quella di diventare europea fino in fondo: «Deve essere convinta che quello è l’ancoraggio strategico essenziale. Se non ci sarà la saldatura tra sinistra ed Europa, sarà sconfitta l’Europa».

Chicco Testa: “Pd con green deal ha scontentato tutti”

Chicco Testa, presidente di Assoambiente ed ex deputato, punta il dito contro la postura prevalente dei dirigenti del centrosinistra: «È l’ostinata difesa di princìpi e di interessi anche importanti, ma fortemente di minoranza». E denuncia l’approccio alle grandi sfide globali: «Sono anni che io mi sbraccio per cercare di spiegare ai dirigenti del Pd che il Green Deal europeo, oltre a costituire una specie di pianificazione sovietica che non si era mai vista nemmeno in Unione Sovietica, sarebbe stato pagato dai ceti popolari. Mi rispondevano dicendo che deve essere inclusivo. Ma delle dichiarazioni non me ne faccio niente. Guardate i provvedimenti che avete preso. Siete riusciti a scontentare insieme gli automobilisti, i proprietari di casa, gli agricoltori. Chi altri volevate scontentare?».